Brasile dopo la rielezione di Lula - Una coalizione contro i lavoratori

Italian original version of Brazil after the re-election of Lula: A coalition against the workers (February 2, 2007)

Qual è la tua valutazione del primo mandato di Lula?

Lula si è basato su un'impostazione concertativa che punta a inglobare tutte le organizzazioni del movimento operaio in un apparato, una vera e propria gabbia, di commissioni tripartite (governo, imprenditori, sindacati). Il suo obbiettivo era avviare tre grandi riforme: quella del welfare, il codice del lavoro, la legge sindacale. Questa politica ha causato fin dal principio forti contraddizioni nelle organizzazioni coinvolte. Il Movimento Sem Terra (Mst) ha continuato la sua lotta, c'è un movimento crescente di fabbriche occupate e i dipendenti pubblici sono stati molto attivi.

La riforma del welfare ha causato grandi resistenze, la Cut è entrata nel dibattito con una posizione emendativa, ma 48 ore prima dell'approvazione si è dichiarata contraria. Si è giunti così alla "notte della vergogna" quando il 6 agosto del 2003 il parlamento ha approvato alle 5 di mattina la riforma mentre 80mila dipendenti pubblici marciavano sulla capitale. Ci sono stati quattro mesi di scioperi contro la riforma.

Quel voto ha segnato l'inizio di una paralisi del governo. Lula ha capito che non poteva andare oltre, la riforma è stata approvata ma senza i decreti applicativi, mentre le altre due riforme si impantanavano. Da quel momento Lula ha cercato una politica che accontentasse la classe dominante, ma senza attaccare frontalmente la classe operaia e tendando di consolidare una base di appoggio elettorale.

Così da un lato abbiamo avuto l'alleanza con Bush, che quando ha visitato il Brasile è stato chiamato da Lula il "compagno Bush"; sono state inviate le truppe brasiliane a Haiti e Lula si è lanciato a corpo morto sul progetto Usa dell'Alca (zona di libero commercio) che ha presieduto per due anni, col risultato che alla fine l'Alca è saltata per aria, soprattutto grazie al ruolo di Chavez nel vertice di Mar del Plata.

Ha messo l'ex presidente della Boston Bank a capo della Banca centrale, e il perno della sua politica economica è stato l'attivo del bilancio statale, fino al punto che lo ha portato al 4,75 per cento del Pil laddove il Fmi si limitava a chiedere il 3,5. Le imprese e soprattutto le banche hanno fatto profitti record, ci sono banche che nel giro di tre anni hanno raddoppiato il proprio giro d'affari.

Il debito estero si è in gran parte trasformato in debito interno, dato che il calo del dollaro rispetto al real ha incoraggiato il capitale finanziario a spostare i propri investimenti, remunerati dallo Stato a tassi altissimi: dopo una lentissima discesa, i tassi sono ancora al 13%. Si sono moltiplicati gli sgravi fiscali e gli aiuti alle aziende e la deregolamentazione finanziaria.

Al tempo stesso il governo ha tentato di espandere il potere d'acquisto dei lavoratori e dei poveri. C'è stata un'esplosione del credito al consumo, coperto dallo Stato, che è passato da 7 a 29 miliardi di real. I sussidi della Bolsa familia sono minimi, 30 dollari al mese, ma passano da due a dodici milioni di famiglie fra le più povere, mutando inoltre in molte delle zone più povere del paese i vecchi rapporti clientelari con i potentati locali che controllavano anche il voto, trasformandoli in rapporti con lo Stato e il governo.

Qual è stata la reazione dei lavoratori di fronte a questa politica?

I dipendenti pubblici, che sono un milione, hanno lottato duramente contro la riforma. Ci sono stati scioperi nazionali delle poste (120mila dipendenti), del settore petrolifero (140mila), Lula ha lasciato fallire la compagnia aerea Varig, con 9mila dipendenti che hanno lottato per mesi. Alla Volkswagen di S. Bernardo, vera e propria culla del lulismo (Lula era stato presidente del sindacato metalmeccanico in quella città), 12mila operai hanno scioperato contro duemila licenziamenti. L'accordo firmato dai dirigenti è stato bocciato dai lavoratori, la burocrazia sindacale ha falsificato il voto degli operai e i dirigenti sono dovuti uscire sotto scorta dalla fabbrica.

Il Mst ha mantenuto e accresciuto al sua mobilitazione; nelle campagne la lotta è durissima, i latifondisti assoldano bande di vigilantes che hanno ammazzato decine di contadini e attivisti che occupavano le terre. Il governo cade dalle nuvole, dice che non si possono disarmare le guardie dei padroni e che si deve rispettare la legge, il tutto con un ministro dell'agricoltura come Rossetto, che a parole si dichiarava trotskista ed è vincolato al Segretariato unificato della Quarta internazionale (la corrente a cui fanno capo la Lcr in Francia e Sinistra critica in Italia - ndr).

Come movimento delle fabbriche occupate siamo passati da 4 a 12 aziende occupate, abbiamo organizzato tre incontri nazionali e due internazionali, varie carovane di protesta e una marcia a Brasilia nell'aprile del 2005 assieme all'Mst, con il quale abbiamo ora un'alleanza molto stretta.

Alla fine per i padroni il problema è qui, e questo spiega perché nonostante i profitti d'oro la borghesia non sia soddisfatta di Lula: il loro problema di fondo è che il movimento operaio rimane intatto, capace di mobilitarsi, e sanno che prima o poi dovranno affrontarlo.

Per questo hanno attaccato furiosamente Lula e il Pt, "scoprendo" che il governo comprava i voti di diversi deputati per garantirsi la maggioranza in parlamento. Lula ha scaricato tutto sul presidente del Pt, José Dirceu dicendo che non ne sapeva nulla... Dirceu alla fine si è dovuto dimettere. Il popolo non si è poi scomposto più di tanto, ma la sinistra intellettuale ha sparso fiumi di parole sulla necessità di una politica "etica". La nostra posizione è che a ogni politica corrispondono i suoi metodi, se governi con i padroni puoi arrivare anche a questo.

Come si è riflesso questo processo nel voto delle presidenziali?

Il primo turno ha visto Lula al 48 per cento con un 30 per cento di astensioni, bianche e nulle, che è un dato altissimo se tieni conto che il voto è obbligatorio. È stato un chiaro avvertimento dei lavoratori al governo. È significativo che il voto dei deputati del Pt sia inferiore a quello dei deputati della destra, ma i voti di lista al Pt siano largamente superiori. Il messaggio è chiaro: non vogliamo che la destra vinca, ma non diamo fiducia a questa direzione.

Tra il primo e il secondo turno Lula ha cambiato musica, ha parlato di lotta dei poveri contro i ricchi è ha stravinto con 63 milioni di voti, più che nelle elezioni del 2002, e ha recuperato due milioni e mezzo di voti alla destra.

Che ruolo hanno avuto il Psol e quelle forze di sinistra che si sono contrapposte al Pt?

A mio avviso il Psol ha fallito, per giunta senza neppure proporre una chiara alternativa. Il centro della loro proposta economica era la riduzione del tasso d'interesse. Incredibilmente la candidata del Psol, Heloisa Helena, ha criticato Lula per non aver difeso con sufficiente fermezza gli "interessi brasiliani" quando il governo Morales in Bolivia ha fatto la nazionalizzazione parziale degli idrocarburi. Al secondo turno Heloisa ha proibito ai suoi sostenitori di votare Lula, ma non ha detto una parola sul candidato di destra.

L'errore di settarismo è evidente, e ancora di più lo è quello di quesi settori del Psol e del Pstu che hanno tentato di scindere la Cut. La Cut organizzava circa 2600 strutture sindacali; dopo una campagna all'ultimo respiro sono riusciti a farne uscire 94, di cui 4 nell'industria e 90 nel pubblico impiego; nello stesso periodo, la Cut affiliava 900 nuove strutture, arrivando a circa 3500.

Quali sono le prospettive per il secondo mandato di Lula?

Dopo le elezioni Lula ha proposto un governo di coalizione con tutti i partiti disponibili. Se nel primo mandato i partiti borghesi che si erano alleati con il Pt rappresentavano forze minoritarie, l'"ombra della borghesia", qui abbiamo invece forze consistenti, il Pmdb, che era l'opposizione borghese alla dittatura miltiare, e il Pp, che rappresenta la continuità della dittatura ed è diretto da un dei peggiori corrotti del Brasile e forse del mondo. Si sono tenuti fuori il Partito socialista (Psdb) e il Pfl (legato all'Internazionale popolare).

Incredibilmente questa politica ha ottenuto il sostegno di tutte le correnti del Pt, compresa Democrazia socialista. Quando nel Consiglio nazionale si è votato, siamo stati solo in due ad opporci: io e un compagno impegnato nel movimento dei senza tetto.

Questo dice tutto sul grado di adattamento all'apparato di tutte le correnti, anche quelle cosiddette di sinistra, interne al Pt.

Nonostante le apparenze, sarà un governo debole. Come ho detto, il movimento operaio è intatto e l'impazienza cresce. Nuove lotte sono all'ordine del giorno e anche il Pt sarà inevitavilmente toccato da queste mobilitazioni. Al congresso del Pt, che si terrà quest'anno, lotteremo perché si faccia sentire la nostra voce, la voce dell'opposizione marxista, dell'internazionalismo e della lotta di classe.