Colombia – Tesi sullo sciopero nazionale

Il movimento in Colombia che ha respinto con successo la “riforma” fiscale di Duque si trova in un momento cruciale. I nostri compagni colombiani hanno scritto le seguenti 10 tesi su come si dovrebbe portare avanti la lotta. La logica di questo movimento dovrebbe consistere in una lotta per il potere contro il regime. Lo slogan principale deve essere: Fuera Duque!


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1) Lo sciopero nazionale iniziato il 28 aprile segna una svolta nella lotta di classe in Colombia. Il ritiro della riforma fiscale è una vittoria monumentale, anche se parziale. La classe dominante colombiana,storicamente, ha gestito un apparato repressivo nella totale impunità e senza preoccuparsi del giudizio della comunità internazionale. In questa occasione è stata costretta a fare un passo indietro davanti alla forza del movimento di massa di operai, contadini, indigeni, con i giovani che giocano un ruolo di primo piano. Né la repressione, né la militarizzazione, né la paura della pandemia sono riusciti a fermare la mobilitazione potente delle masse, che, nonostante siano state lasciate sole dalle centrali sindacali, sono rimaste in piazza. A riguardo, è necessario sottolineare l’eroica rivolta a Cali. Una tale vittoria porterà a un enorme risveglio nella mobilitazione e nell’organizzazione delle masse dopo lo sciopero.

2) Lo stiamo vedendo in parte con la continuazione dello sciopero dopo il ritiro della riforma fiscale. “El Paro No Para” (Lo sciopero non si ferma) e “Duque fuera” sono diventati gli slogan principali al giorno d’oggi. È chiaro che le masse hanno la forza per portare le cose alla loro logica conclusione, ma concretamente non c’è una direzione chiara, nemmeno da parte della sinistra riformista. Le masse non possono scendere sempre in piazza. C’è bisogno di un piano d’azione, un programma e un’organizzazione in grado di coordinare questo processo.

3) La riforma fiscale nasce dalla necessità dello Stato colombiano di coprire l’enorme disavanzo di bilancio (che potrebbe raggiungere il 10% del PIL quest’anno), e che è il risultato della crisi del capitalismo mondiale, aggravata e accelerata dall’impatto della pandemia . A questo si aggiunge la posizione della Colombia come paese posto sotto la dominazione imperialista che si esprime in un soffocante debito estero di 156.834 miliardi di dollari (51,8% del PIL e che dovrebbe raggiungere il 62,8%). Qualcuno deve pagare per la crisi. E la classe dominante colombiana non ha alcun interesse a farlo, come dimostra il fatto che la riforma fallita teneva a malapena conto delle raccomandazioni della commissione di esperti pagata dallo Stato stesso, e che sottolineava che doveva essere il percentile di reddito più alto a essere tassato per primo. Il tentativo di far pagare la crisi alla classe operaia e alle classi medie è stata la scintilla che ha innescato la rabbia accumulata a causa dell’omicidio di attivisti dei movimenti sociali, dei giovani condannati alla disoccupazione, della gestione criminale della pandemia, ecc.

4) La classe dominante colombiana, negli ultimi anni, non è più in grado di governare come ha fatto nei decenni precedenti. Lo spostamento di voti nelle elezioni del 2018 a favore di riformisti come Gustavo Petro (leader progressista, proveniente dai movimenti guerriglieri, ndt), lo sciopero nazionale del 2019, le rivolte del settembre 2020 contro la brutalità della polizia sono stati tutti segnali chiari di un accumulo crescente di malcontento che minacciava di esplodere e che impedisce che la classe dominante riesca a mantenere il controllo della situazione con la stessa mano di ferro che l’ha contraddistinta in precedenza. Ciò ha portato a divisioni nel campo dell’oligarchia dominante, con posizioni diverse. Ci sono i fautori del reddito di base universale, ci sono i fautori di una riforma fiscale che danneggia gravemente i grandi capitalisti e aumenta la capacità di riscossione dello Stato per pagare il debito estero e varie posizioni intermedie. In generale, è chiaro che non c’è unità nel governo rispetto a come procedere in questa crisi, e che le controversie di potere tra i partiti tradizionali, l’Uribismo e clan familiari regionali (Char, Gnecco, Gerlein, Aguilar) ne diminuiscono la credibilità e la capacità di azione, senza però eliminarla del tutto.

5) Come risultato dell’enorme pressione operata dal massiccio sciopero nazionale, ci sono stati alcuni segnali di crepe nell’apparato statale, isolati e di limitate dimensioni ma molto significativi. Alcuni soldati delle forze armate colombiane hanno lanciato lo slogan “non sparate alla gente”. Ci sono stati casi isolati di fraternizzazione con i manifestanti. È importante condurre una propaganda verso i soldati, che provengono da famiglie operaie e contadine. È necessario proporre comitati di soldati, il licenziamento degli ufficiali promossi dal governo e l’elezione di ufficiali da parte dei soldati stessi.

6) Duque, a causa delle sue decisioni maldestre e di fronte a un movimento popolare che non è disposto a fare marcia indietro, vuole usare contemporaneamente la carota e il bastone. Nello stesso momento in cui ha inviato l’esercito a Cali e si cominciano ad armare i gruppi paramilitari in zone ricche, ha proposto un tavolo di trattativa alla direzione del movimento e dei sindacati promotori dello sciopero del 28 che ha dato il via al movimento stesso. Dobbiamo essere chiari: non si può dialogare con chi reprime, come il governo colombiano che ha schierato la polizia per annegare nel sangue le mobilitazioni e che sostiene l’indebolimento del movimento operaio. Il compito principale del movimento è raggiungere quell’unità che consenta di lanciare una sfida con lo Stato per il potere politico. Lo slogan del momento è “Fuera Duque!”

7) Le assemblee di quartiere devono essere estese in tutto il paese. Sulla base di queste ultime, devono essere eletti comitati democratici, con delegati eletti e revocabili che coordinano la lotta in ogni città e provincia. Le masse hanno mostrato un’enorme capacità di lottare, proseguendo lo sciopero per più di 7 giorni dopo il ritiro della famigerata rapina fiscale. Ma l’energia delle masse non è infinita. Senza un piano per mettere in discussione il potere, nulla può essere realizzato. È urgente che il Comitato nazionale di sciopero organizzi un Congresso nazionale dei consigli di sciopero locali in cui i delegati di ciascun consiglio possano discutere un piano per contestare e sconfiggere non solo il governo di Iván Duque, ma anche la classe dominante che sostiene Duque e gestirà in maniera efficace la sua sostituzione. nel caso Duque finisca per perdere il potere. Data la repressione operata dallo Stato e dai gruppi paramilitari, è imperativo che il movimento si doti di comitati di difesa, seguendo il modello della Guardia Indigena e di Primera Linea.

8) La necessità di un partito operaio con un programma socialista non potrebbe essere più evidente. Il movimento ha colto di sorpresa tutti gli elementi che cercano in maniera consapevole, in un modo o nell’altro, di rappresentare gli interessi della classe operaia colombiana. Il compito più importante in questo momento è portare i processi dal regno della spontaneità al regno dell’organizzazione. Un partito che attiri i migliori elementi della classe operaia (coloro che vogliono andare oltre ed abbattere il sistema capitalista e sono disposti a sacrificare tempo ed energie per questa causa) potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel condurre questi eventi alla conclusione più logica.

9)Socialismo. I riformisti, sia stranieri che nazionali, propongono che ciò di cui la Colombia ha bisogno è diventare un paese più democratico e realizzare un “capitalismo umano, consapevole e democratico”. Bisogna essere chiari. La borghesia colombiana, arretrata e dominata dall’imperialismo, non vuole e non può investire nei mezzi di produzione in Colombia perché il debito estero e il ruolo dell’imperialismo nel paese impediscono la possibilità di investire o operare delle riforme senza alterare lo status quo. La pressione della classe dominante colombiana (contro un simile progetto sociale), che avrebbe il sostegno degli Stati Uniti (l’esercito americano che ha ancora basi in Colombia) sarebbe troppo grande per un presidente riformista. È necessario che la classe operaia colombiana prenda il controllo del proprio destino di fronte a tutti gli oppressi. Un governo operaio che prenda possesso delle leve più importanti dell’economia, rifiuti di pagare il debito estero e si assuma i compiti storici che la borghesia colombiana non ha mai completato: l’indipendenza politica e finanziaria, la riforma agraria, i pieni diritti democratici, la giustizia contro l’impunità, così come il completamento dei compiti storici del proletariato: la creazione di un’economia pianificata e di una democrazia operaia, in modo che la classe operaia possa governare.

10) Tutti questi risultati sarebbero importanti per una classe operaia che ha vissuto decenni di repressione e condizioni di vita e di lavoro assolutamente crudeli. Ma se l’onore della prima rivoluzione socialista del XXI secolo cadrà nelle mani della classe lavoratrice colombiana, sarà possibile difendere e combattere per questa rivoluzione solo con un sostegno internazionalista che ci permetta di affrontare e rovesciare il capitalismo a livello globale evitando l’isolamento, che ne facilita l’accerchiamento (come dimostrano le esperienze del recente passato in America Latina). Il compito della classe operaia con una tale vittoria sarà quello di entrare nel teatro della lotta di classe internazionale, alzando la bandiera rossa e sostenendo la causa della liberazione del proletariato, per tutelare e difendere la rivoluzione socialista colombiana sulla strada per la costruzione della Federazione Socialista dell’America Latina, come primo passo verso la Federazione Socialista Mondiale.