Gran Bretagna - Il più grande corteo studentesco da decenni, ed è solo l'inizio

Il movimento degli studenti britannici contro i tagli all'istruzione del governo conservatore ha sperimentato un salto di qualità con le manifestazioni dello scorso 24 novembre in tutto il paese, che hanno visto la partecipazione massiccia delle scuole superiori. Per capire ciò che sta succedendo in Gran Bretagna, pubblichiamo la traduzione di un articolo apparso sul sito Socialist Appeall

La manifestazione, indetta unitariamente da National Union of Students (NUS, il sindacato studentesco, ndt) e University and Colleges Lecturers Union (UCU, uno dei sindacati dei lavoratori dell'università, ndt), rappresenta un punto di svolta per la lotta di classe in Gran Bretagna che sarà visto dai lavoratori di ogni parte come la prima espressione della rabbia e della frustrazione montanti nella società intera. Era dai tempi delle proteste contro la Guerra in Iraq che in Gran Bretagna non si vedevano dimostrazioni di massa così partecipate e anche la famosa manifestazione studentesca contro la guerra del Vietnam in Grosvenor Square del 1968 lo fu solo poco di più.

Tasse e tagli

Nel 1998 il governo del New Labour tagliò pesantemente borse di studio e sussidi all’istruzione. Benché ciò non fosse previsto dal programma elettorale, nel 2004 i laburisti promossero un provvedimento che incrementava le tasse nell’HE (Higher Education, istruzione di livello universitario) da 1.250 a 3.290 sterline all’anno. La legge passò per un soffio alla Camera dei Comuni e Tony Blair dovette appoggiarsi ai conservatori per fare fronte a una ribellione tra i propri parlamentari.

Nel pieno della crisi capitalistica in atto la Browne Review (comitato che si occupa degli indirizzi futuri dell’istruzione superiore in Inghilterra ndt) il 12 ottobre di quest’anno auspicava che alle università fosse consentito chiedere tasse illimitate, andando molto al di là di ciò che era lecito attendersi, rivelando così la profondità della crisi. Malgrado la coalizione conservatrice-liberale promettesse di farsi carico delle raccomandazioni della Browne Review, il governo ha dovuto fare un passo indietro per paura delle conseguenze politiche e sociali. Alla fine sono state annunciate misure per aumentare le tasse fino a 9.000 sterline all’anno, e anche se il pagamento non sarà immediato, il debito accumulato crescerà a causa di interessi che finiranno dritti nei forzieri delle banche!.

In aggiunta all’aumento delle tasse, il 20 ottobre nel Comprehensive Spending Review (CSR, legge finanziaria ndt) il governo ha annunciato un taglio dei fondi destinati all’insegnamento universitario del 40%, aprendo così prospettive di chiusura d’intere università o almeno di molti corsi nella maggioranza di esse. Non sarebbero quindi solo gli studenti a essere colpiti dai tagli; la UCU stima che più di 22.000 posti di lavoro siano a rischio, riguardando sia corpo docente che non.

Situazione ugualmente drammatica nella cosiddetta Further Education (dai 16 ai 18 anni d’età) con tagli previsti del 25%. Gli studenti in questa fascia d’età sono più numerosi di quelli di sesto anno e università messi insieme e le scuole a loro dedicate sono evidentemente necessarie: circa un  milione di giovani tra i 16 e i 24 anni sono classificati come “NEETS”, cioé esclusi da scuola, lavoro e formazione. E’ previsto che l’indennità di mantenimento all’istruzione (EMA), fino a 30 sterline settimanali per le famiglie povere, sia ridotta all’osso, A livello nazionale il 46% degli studenti tra i 16 e i 18 anni percepisce questo aiuto, percentuale che sale quasi fino all’80% nelle aree più depresse economicamente.

Questi tagli, parte di un più generale attacco contro i servizi pubblici, stanno sbugiardando le cosiddette politiche di consenso degli ultimi vent’anni. L’illusione che in Gran Bretagna  esista una sorta di “meritocrazia”, per quanto imperfetta, in cui tutti I ragazzi, lavorando sodo, possono avere l’opportunità di arrivare in cima alla scala sociale, è tramontata. Non è sorprendente quindi che la rabbia emerga in superficie.

Manifestazione nazionale

Inizialmente il movimento contro i tagli universitari è stato guidato dal personale universitario, che ha dovuto affrontare le conseguenze più immediate della crisi sotto forma di licenziamenti, congelamento di salari, attacchi a pensioni e condizioni di lavoro. Di conseguenza la UCU ha proclamato diversi scioperi nell’ultimo anno, sia nell’HE che nell'educazione superiore.

La leadership della NUS non ha condiviso il medesimo livello di combattività nell’ultimo periodo, arrivando fino al punto di abbandonare, alla conferenza nazionale del 2008, la sua posizione ufficiale favorevole a una pubblica istruzione gratuita.

Mentre negli ultimi mesi emergevano i dettagli della Browne Review e della legge finanziaria, il fermento nelle università saliva. I sindacati studenteschi di tutto il paese, spalleggiati dalla NUS, hanno dato grande sostegno alla protesta, e nelle assemblee contro l’aumento di tasse e tagli cresceva la partecipazione. Le proteste di ogni singola università così come la marcia con oltre mille partecipanti di Oxford del 28 ottobre, davano indicazioni del clima montante.

Il giorno del corteo si è subito capito che il vento stava cambiando. Il ruggito studentesco rimbombava lungo tutto il suo percorso. Un clima carnevalesco sembrava impossessarsi della scena. Era chiaro come, mentre sempre più studenti vi prendevano parte, la manifestazione prendesse coscienza della propria forza.

Sin dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008 molti osservavano i fermenti in atto nella società in una sorta di stordito silenzio. La gente mugugnava perché non sembrava esserci uno sbocco per chi intendeva combattere i tagli. Tuttavia nel movimento studentesco l’atmosfera era elettrica. Era come se, dopo un periodo in cui si erano sentiti impotenti e isolati, gli studenti avessero capito di non essere soli, ma parte di un movimento più grande con obiettivi precisi.

L’affluenza dell’ultima ora di molti universitari, insieme alla presenza dei tanti studenti londinesi che hanno scioperato, ha spinto il numero dei partecipanti a oltre 50.000 secondo le stime della NUS. Numeri incredibili e un gran bel colpo d’occhio con la vibrante protesta studentesca a riempire le strade del centro di Londra per oltre cinque ore. Numeri impressionanti considerando che si è trattato di un corteo quasi esclusivamente studentesco, con la presenza di alcuni lavoratori universitari, tenuto in un giorno feriale, senza l’appoggio e la solidarietà degli altri lavoratori, ma con molti studenti che hanno saltato la scuola, e un clima di ottimismo che, smentendo lo stereotipo del letargo studentesco, ha fatto in modo che la manifestazione tracimasse dal suo concentramento ignorando gli orari stabiliti.

Nuovi settori di studenti politicizzati

Si è visto come, per la maggioranza dei partecipanti, fosse la prima partecipazione a una protesta su così vasta scala, e questo è un aspetto fondamentale per la lotta degli studenti e quella di classe più in generale. Per sconfiggere i tagli serve un movimento studentesco e operaio di massa, e la nascita di una nuova generazione di attivisti studenteschi è un passo necessario per intraprendere questa strada.

Che ci fossero tanti nuovi attivisti studenteschi lo si capiva anche dagli slogan politici in voga. In generale la maggioranza della gente era arrabbiata per le tasse in aumento, specialmente nel caso dei tanti studenti medi che saranno i primi a essere colpiti dalle 9.000 sterline annue da pagare. Molti gli slogan e gli striscioni inneggianti all’”istruzione gratuita” e non alla posizione ufficiale della NUS di una “tassa progressiva” (secondo cui una tassa progressiva appunto sarebbe applicata agli stipendi dei diplomati una volta trovato un lavoro). I nuovi settori coinvolti dunque sono molto distanti dalle posizioni dei leader della NUS.

La partecipazione alle manifestazioni è stata molto alta anche da parte degli studenti scozzesi, non immediatamente colpiti dalle misure dei conservatori ma consapevoli di non poter sfuggire all’attacco in corso.

Malgrado le posizioni assunte dalla NUS di appoggio a una tassa progressiva e senza un’adeguata strategia di risposta ai tagli, il clima era eccellente, in particolare tra gli studenti medi, molti dei quali hanno dichiarato di essere stati incoraggiati a marinare le lezioni dai loro stessi insegnanti e che si sono avidamente impossessati di intere mazzette di volantini di Socialist Appeal distribuendoli e strappandoli letteralmente dalle mani dei nostri compagni. Anche questo è un chiaro segnale della natura politica di questa manifestazione e della necessità di una leadership determinata a combattere i tagli.

La storia dimostra come il clima che si sviluppa nella popolazione studentesca sia un affidabile barometro di ciò che si muove nella società. C’è il caso ben noto della Francia nel maggio ’68 quando le lotte studentesche anticiparono il meraviglioso movimento operaio in grado di organizzare in seguito uno sciopero generale a cui parteciparono 10 milioni di lavoratori che fece vacillare il capitalismo francese.

I recenti fatti francesi hanno certamente influenzato giovani e lavoratori britannici e senza dubbio tutta la società britannica è stata influenzata dall’esempio francese.

Anche molti giornali borghesi hanno commentato la manifestazione parlando di NUS e UCU come promotori di una protesta in “salsa francese”. Il Wall Street Journal ha scritto che il premier David Cameron avrebbe fatto meglio a chiedere a Sarkozy di prestare al governo da lui presieduto la celeberrima CRS (Compagnies Rèpublicaines de Sécurité, la polizia francese antisommossa ndt) “attizza-scontri” per affrontare gli studenti. E se gli studenti inglesi vengono accusati di “agire alla francese” significa che si stanno radicalizzando.

Errori di calcolo dei dirigenti della NUS

Il giorno precedente al corteo la polizia prevedeva una partecipazione di 10.000 persone. La NUS parlava di 30.000. Stime che hanno sottovalutato il clima tra le fila studentesche visto che alla fine i partecipanti sono stati oltre 50.000.

Ecco la migliore risposta a quanti a sinistra hanno cercato in più occasioni nel passato di giocare irresponsabilmente con la richiesta di creare un “nuovo, radicale, democratico e combattivo” sindacato nazionale degli studenti, cercando essenzialmente di far scomparire la NUS, adatta secondo loro solo per ottenere sconti sull’abbigliamento e buoni per la birra. Quello che questi signori non hanno capito è che la NUS è l’organizzazione tradizionale del movimento studentesco britannico. Già nel 1960 il movimento fu spinto radicalmente a sinistra dalla dinamica degli avvenimenti. L’attuale dirigenza dell’organizzazione si è formata in un periodo di relativa pace sociale basata sul boom economico e rappresenta perciò in maniera imperfetta la coscienza dei settori di base del movimento forgiata invece dai colpi di martello degli eventi. Nel prossimo periodo la NUS sarà spinta ancora più a sinistra proprio perché gli studenti cercheranno di trasformarla in un’organizzazione che rappresenti i loro interessi.

Oggi, con l’80% degli studenti costretti a un lavoro part-time per sopravvivere, il corpo studentesco nel suo insieme si è proletarizzato e spostato massicciamente a sinistra sotto i colpi della crisi dimostrando la veridicità di questa ipotesi: spinta dalla rabbia montante nella sua base, la leadership della NUS è stata costretta a convocare una speciale “conferenza sui tagli” nel giugno 2009 e una manifestazione nazionale insieme all’UCU mostrando il cambiamento qualitativo in atto nel movimento studentesco, fino al recente passato confinato in piccole occupazioni universitarie su temi quali Gaza.

Come organizzazione tradizionale degli studenti le riserve di appoggio nei confronti della Nus non devono essere sottostimate, come dimostra la manifestazione di mercoledì.

Negli ultimi dieci anni la dirigenza dell’organizzazione è stata occupata da carrieristi riformisti. L’ultimo desiderio dell’attuale presidente Aaron Porter, che contrariamente ai suoi predecessori del New Labour ha avuto la sfortuna di essere “nato in un periodo interessante”, sarebbe stata proprio una manifestazione come questa, che è stato costretto a convocare pressato dal basso. La scelta di un giorno feriale era strategicamente pensata per favorire una bassa affluenza. La leadership della NUS sperava così di far sfogare pacificamente gli studenti, seguendo l’esempio dei leader sindacali europei e il modello dei loro scioperi generali di otto ore adatti a disperdere la pressione interna al movimento operaio. Invece la manifestazione nazionale degli studenti ha avuto successo malgrado la leadership ed è servita alla presa di coscienza di nuovi settori giovanili che si affacciano nell’arena della lotta di classe. Ciò che ha dato forma al clima della giornata è stato il crescente malcontento che esiste nella società britannica e si è concentrato nella “generazione esclusa” degli under-25 che stanno rapidamente comprendendo l’impatto che avranno i tagli.

Millibank

I media hanno provato a sminuire il reale significato della manifestazione studentesca di massa concentrando i loro reportage sui fatti della MIllibank Tower, quartier generale del partito conservatore. Finestre rotte con poche dozzine di studenti occupanti che hanno raggiunto il tetto. Questo aspetto è stato ritenuto più importante rispetto ai due, tremila (forse di più) che, fuori dall’edificio, hanno lanciato per ore slogan contro i Tories finché i rinforzi di polizia sono arrivati per respingere i manifestanti rimasti ed evacuare l’edificio. Benché l’attacco alla MIllibank Tower sia stato chiaramente iniziato da una minoranza estremista, altrettanto evidente era il fatto che un gran numero di studenti la guardasse con favore. Uno di loro ha dichiarato: “Ecco cosa accade quando chi è al potere attacca gli interessi della gente comune”.

Di per sé azioni come questa non risolvono nulla e non rappresentano un metodo che il movimento operaio possa adottare. Ma bisogna riconoscere che la gravità dell’attacco governativo sta provocando un clima estremamente rabbioso tra gli studenti e la responsabilità di ciò deve essere fatta ricadere sulle spalle dei veri colpevoli, quelle dei Tories e dei boss che essi rappresentano.

Sfortunatamente Porter, rispondendo ai media in televisione, ha preferito invece condannare gli occupanti della MIllibank Tower accusando una “minoranza insignificante” di rovinare tutto piuttosto che dirigere il suo attacco contro i Tories per la violenza con cui stanno colpendo la classe operaia. Queste fiammate infatti non possono essere paragonate a ciò che i conservatori hanno in serbo per lavoratori e giovani di questo paese.

La stampa asservita ai capitalisti si è gettata su questa faccenda, una notizia sensazionale che può far vendere milioni di copie permettendo anche di sorvolare sulla vera questione che è soprattutto “Perché gli studenti scendono in piazza?” Cameron e Boris Johnson, sindaco di Londra e membro del partito conservatore, sono stati rapidi nel condannare gli studenti. Uno di essi ha commentato online come si fosse passato dal definirli “pigri hippies” a “criminali incappucciati” e che se per il Bullingdon club (un noto e esclusivo club dell’università di Oxford) distruggere ristoranti può essere considerata una “ragazzata”, quando a essere attaccata è la sede dei Tory “si va decisamente troppo in là”. Cameron, in missione commerciale in Cina, ha spiegato alla stampa locale che l’aumento delle tasse per gli studenti britannici “avrebbe fatto in modo di fare pagare meno quelli stranieri”(!)

Se fossero stati gli anarchici a fare a pezzi Oxford Street sfasciando vetrine di negozi, si sarebbe parlato dei soliti atti vandalici da parte di estremisti di sinistra, ma i gli incidenti di Millibank sono visti da molti in maniera diversa perché si tratta del quartier generale del partito dei banchieri e dei grandi affari, il partito che sta distruggendo i presupposti di un’esistenza civile per milioni di lavoratori.

Gli studenti hanno registrato la solidarietà da parte dei lavoratori stessi. Un esempio è stato riportato da studenti di Worcester che rientrando dalla manifestazione si sono fermati a fare rifornimento in una stazione di servizio dove una vecchietta alla cassa, riconoscendoli e sapendo ciò che era successo, li ha sostenuti “…ottimo lavoro ragazzi, qualcuno deve dire ai conservatori che non ci faremo schiacciare.”

Anche il ruolo avuto dalla polizia nell’occupazione di Millibank è un aspetto interessante. Thatcher negli anni ’80 si preoccupava di trattare bene i poliziotti aumentando i loro stipendi mentre li mandava all’attacco di minatori e stampatori: ma oggi anche la polizia soffre per i tagli. Un paio d’anni fa 25.000 poliziotti hanno marciato per le strade di Londra protestando per salario e condizioni di lavoro. La crisi del capitalismo è talmente profonda da costringere la borghesia ad attaccare anche le sue tradizionali riserve di sostegno.

Comunque bisogna distinguere tra i poliziotti comuni e i vertici. La stampa borghese del giorno dopo conteneva un chiaro messaggio rivolto alla polizia. Sotto forma di “sincere scuse” per le critiche ricevute l’anno scorso in occasione del G20 quando un dimostrante, Ian Tomlinson, venne ucciso dalla brutalità poliziesca, la vera questione era: ”la polizia ha le mani legate?” Il messaggio è chiaro. D’ora in poi vedremo un atteggiamento molto più aggressivo da parte della polizia, e non tanto per ciò che è accaduto a Millibank, quanto perché la borghesia ha sferrato un attacco feroce contro i lavoratori e non c’è spazio per compromessi.

I più seri tra i borghesi non saranno troppo preoccupati per piccoli danni alla proprietà privata cui potranno facilmente porre rimedio e che in ogni caso è molto utile come mezzo di propaganda per giustificare l’aumento della repressione poliziesca. Ciò di cui sono veramente preoccupati è il clima militante degli studenti che potrebbe trasmettersi alla classe lavoratrice. Il governo sa di non poter fare concessioni e di poter usare solo il bastone. Gli interessava lasciar sfogare gli occupanti affinché la stampa borghese avesse a disposizione immagini da sbattere in prima pagina. Vorrebbero demonizzare gli studenti e l’idea di combattere i tagli e, ancora più importante, preparare la pubblica opinione per le vere battaglie da portare avanti nel futuro contro una classe operaia al risveglio.

Considerando tutto quanto detto sarebbe pericolosa l’idea secondo cui l’”azione diretta” dei soli studenti può fermare gli attacchi dei Tory. L’unica efficace azione diretta è quella portata avanti dal movimento operaio organizzato e mobilitato con un programma di nazionalizzazione della banche sotto controllo democratico da parte dei lavoratori, unica classe che può sfidare banchieri, capitalisti e il loro governo conservatore fantoccio.

Quale futuro per gli studenti?

Gli oltre 50.000 studenti presenti alla manifestazione a questo punto si chiedono “Che fare?”. E’ chiaro che la manifestazione da sola non può sconfiggere i tagli. Gli imponenti cortei con oltre un milione di partecipanti del 2003 a Londra contro la guerra in Iraq non hanno fermato il governo Blair. La classe dominante può tollerare proteste, per quanto dure, finché queste non intaccano il suo diritto di governare la società. Ciò che ci vuole è un movimento in grado di rovesciare questo governo.

Compito immediato per gli studenti quello di costruire una campagna di lotta contro tasse e tagli in ogni università insieme a studenti medi e lavoratori del settore. La pressione deve imporre ai leader sindacali studenteschi di ogni campus di convocare assemblee di massa coinvolgendo anche i sindacati del personale, UCU, Unite and Unison. Queste campagne devono collegarsi con il movimento operaio locale per costruire un movimento di massa composto di lavoratori e giovani contro i tagli. I grandi avvenimenti del maggio francese del ’68 hanno dimostrato ciò che può accadere se studenti e lavoratori si uniscono e combattono.

Infine dobbiamo dire la verità a studenti e lavoratori: le riforme del passato – educazione gratuita, copertura sanitaria universale, pensioni decenti al raggiungimento dei 65 anni – non sono più compatibili con il capitalismo. Urge una trasformazione radicale.

La manifestazione studentesca nazionale è stata fondamentale come primo passo per unificare il  movimento degli studenti a quello dei lavoratori. È chiaro come questo clima non sia piovuto dal cielo. È il primo punto di fuga per il montante malcontento che si è accumulato in risposta ai tagli. Questo clima che schiuma rabbia appena sotto la superficie i Tory non possano tagliarlo

Migliaia di studenti sono tornati nelle loro case con una storia da raccontare e un’educazione politica centinaia di volte più utile di tutto ciò che può essere appreso da un libro di testo o in un seminario. Altre centinaia di migliaia stanno osservando, e cominciano a trarre le loro conclusioni.

Ricordiamoci del 10 novembre. Marca un importante punto di partenza in Gran Bretagna. Il movimento studentesco muove il primo passo nella lotta di classe, preludio del risveglio della classe lavoratrice.

12 novembre 2010