Grecia - Un bilancio delle elezioni del 17 giugno

I mass media borghesi greci e internazionali avevano orchestrato una vera e propria campagna terroristica, preannunciando caos e collasso economico nel caso Syriza avesse dovuto vincere le elezioni. Con un piccolo margine di vantaggio Nuova democrazia (Nd) ha così ottenuto il primo posto.

Ora Nd tenterà di formare un governo di coalizione con il Pasok (il partito socialdemocratico), che sarà necessariamente un altro governo di austerità. Nulla è stato risolto, i problemi sono solo rimandati: le condizioni attuali preparano una vittoria di Syriza nel prossimo futuro.

I risultati delle elezioni parlamentari di ieri rappresentano una vittoria politicamente “fragile” per la classe dominante greca, mentre assistiamo ad un massiccio spostamento delle masse lavoratrici verso Syriza nelle principali città.

Secondo i dati forniti dai vari esperti di flussi elettorali, invece, la fascia di età principale degli elettori di Nd si situa oltre i 55 anni (col 39% delle preferenze), mentre tra i 18-34 anni Nd ottiene solo il 20% ed il 24% nella fascia 35-54 anni.

Il recupero elettorale di Nd è principalmente dovuto alla massiccia campagna di terrore condotta da tutti gli strati della borghesia con il pieno sostegno dei traditori del movimento comunista, i leader di Sinistra democratica, con il loro slogan “Un voto per Syriza significa il ritorno alla dracma e il disastro economico”. Questa sporca propaganda ha trovato eco tra gli strati tradizionalmente conservatori della società greca, predisposti dalla propria posizione sociale ed economica a temere “avventure” o “incertezze” create dalla inaudita prospettiva del governo di un partito del movimento comunista.

Oltre ai capitalisti, ai grandi proprietari e ai titolari di grosse rendite, questi strati comprendono da una parte coloro che ancora godono di redditi da “classe media”, e possono contare su rendite da cospicui risparmi accumulati in passato o da piccole proprietà, e dall’altra coloro la cui sussistenza dipende direttamente dalle entrate dello Stato, come i pensionati e i funzionari pubblici. Come si evince chiaramente dal risultato elettorale, la leadership di Syriza non è riuscita a convincere questo settore che l’abolizione del Memorandum e il programma generale del partito potrebbero di per sé garantire loro i redditi attuali.

Un fattore particolarmente favorevole a Nuova democrazia è stato il tasso di astensione inaspettatamente elevato (il 37,5%, il 2,5% più del 6 maggio). Un tasso di astensione così elevato, in elezioni tanto critiche e polarizzate, può solo indicare una vera e propria (anche se minoritaria) tendenza all’apatia politica, soprattutto tra i giovani, che riflette in gran parte una mancanza di fiducia nel programma di alternativa di governo proposto dalla leadership di Syriza.

E tuttavia, Syriza è obiettivamente il grande vincitore di queste elezioni: ha ottenuto il secondo posto con il 26,9% (circa 1.655.000 voti), ed in un solo mese ha avuto un incremento di quasi il 10% dell’elettorato complessivo (circa 600mila voti), un evidente segnale di quanto sia forte la crescita della sinistra – si tratta probabilmente della più rapida crescita di un partito di sinistra non solo nella storia politica della Grecia moderna, ma nella storia politica moderna di tutto il mondo capitalista. Il punto chiave, però, è che questa svolta riguarda la parte più attiva e più progressista della società greca: la classe operaia, insieme con la maggioranza dei disoccupati, i giovani e, in generale, la maggioranza degli elettori dei principali centri urbani e le fasce di età che sono più attive in ambito produttivo (vedi grafico).

Tutti questi risultati confermano la nostra valutazione immediatamente successiva alle elezioni del 6 maggio, quando sostenemmo che Syriza stava diventando l’indiscusso punto di riferimento della maggioranza della classe operaia: ora è il nuovo partito operaio di massa in Grecia.

E questa dinamica non può essere fermata, a meno che la dirigenza non commetta qualche grave errore.

Perché Syriza non ha vinto le elezioni

Tuttavia, dobbiamo chiederci come mai Syriza non abbia vinto le elezioni, deludendo così le grandi aspettative di milioni di lavoratori e giovani. Le cause consistono in una combinazione di elementi oggettivi e soggettivi.

Oggettivamente, tutte le altre forze politiche sin dal primo momento si sono scatenate contro Syriza. Nuova democrazia, con tutti gli altri partiti di destra, i leader del Pasok e di Sinistra democratica, tutti i sostenitori greci della Troika, insieme ai principali media internazionali, hanno condotto congiuntamente una potente campagna di propaganda terroristica contro Syriza, destinata ai piccoli borghesi ed agli strati politicamente più arretrati della società greca.

Da parte sua, la leadership del Partito comunista – che è poi stato punito duramente dalla classe operaia – ha svolto un ruolo distruttivo, attaccando Syriza in maniera settaria e miope durante tutta la campagna elettorale: ha rifiutato qualsiasi forma di cooperazione ad un governo con Syriza, indebolendo così la prospettiva di un governo di sinistra e rendendola quindi una soluzione politica meno praticabile agli occhi della piccola borghesia.

Tuttavia, la leadership di Syriza avrebbe dovuto – e potuto – far fronte a tutto questo e trovare l’adeguata soluzione politica.

La sporca campagna dei politicanti borghesi, dei media e della Troika avrebbe dovuto ricevere una risposta immediata, con un serio sforzo per mobilitare i militanti del partito nei luoghi di lavoro, nei quartieri urbani e nei villaggi, con l’obiettivo di organizzare migliaia di nuovi militanti per questa battaglia.

Invece di dedicare energie a questo compito vitale, la campagna elettorale è stata limitata a comizi locali mal organizzati – discussioni che sono state descritte in modo errato come “assemblee popolari”. Invece di sviluppare una campagna elettorale incisiva, si è mantenuto un atteggiamento routinario. Syriza, dal punto di vista organizzativo si è dunque dimostrata un apparato elettorale assai debole, incapace di mobilitare le migliaia di militanti che aveva incontrato nelle ultime settimane: essi sono stati considerati soltanto semplici elettori e non si è cercato di organizzarli con coraggio e decisione, in modo da rafforzare le forze del partito a livello di base.

Il programma presentato dai dirigenti – senza discussioni serie con la base – ha dato qualche speranza ai lavoratori, ma non abbastanza da dare loro l’entusiasmo e la certezza che avrebbe potuto risolvere i loro problemi; e d’altro canto non era abbastanza, in termini di efficacia politica, da rispondere alle paure e alle ansie di migliaia di piccoli borghesi, pensionati e giovani disoccupati.

Questi dirigenti non sono riusciti a convincere la maggioranza delle persone che il loro programma e la cancellazione del Memorandum potrebbero essere applicati “in modo pacifico e sicuro” pur rimanendo nell’euro, né che la minaccia dell’Unione europea di espellere la Grecia dall’euro era “un bluff”. Di fronte al rischio concreto di una dichiarazione di guerra economica generalizzata da parte del capitale internazionale e locale nei confronti di un futuro governo di sinistra, la leadership, invece di rispondere con un programma globale e chiaramente esposto, si è precipitata a rassicurare la gente con la semplice affermazione che “non avrebbero osato” fare una cosa simile. Ancora peggio, la dirigenza ha parlato di piani “non rivelabili” (conferenza stampa di Tsipras, 12 giugno). All’aggressione propagandistica borghese basata sulla paura non si può rispondere con posizioni vaghe ed astratte che lasciano spazio proprio alla crescita indiscriminata della paura stessa!

Invece, si sarebbe dovuta spiegare con pazienza e insistenza la necessità di un programma complessivo per la nazionalizzazione e la gestione delle leve fondamentali dell’economia sotto il controllo democratico dei lavoratori come parte di un piano centralizzato. La verità è che senza la realizzazione di un’economia socialista pianificata democraticamente, la sopravvivenza delle persone e il pagamento di salari e pensioni non sono affatto assicurati sotto il capitalismo, a dispetto di qualsiasi cosa possano venirci a dire i politicanti.

Inoltre, centinaia di migliaia di giovani disoccupati non sono stati pienamente convinti che il programma presentato dalla direzione di Syriza fosse adatto e sufficiente a combattere la disoccupazione. Invece di limitarsi a proporre un aumento dell’indennità di disoccupazione di 100 euro con un anno di anticipo, la leadership di Syriza – come abbiamo sottolineato in un precedente articolo – avrebbe dovuto portare avanti una richiesta fondamentale, ossia la riduzione dell’orario di lavoro senza diminuzione del salario, in modo da dare ai disoccupati una ragionevole aspettativa: che un governo di sinistra sarebbe in grado di offrire loro posti di lavoro subito. In tal modo, Syriza avrebbe potuto dimostrare ai disoccupati quanto sia reazionario questo sistema di anarchia capitalista che li condanna alla povertà cronica, aiutandoli a capire come l’unica reale possibilità di una vita dignitosa sia la costruzione di un’economia socializzata pianificata democraticamente.

La conclusione che possiamo trarre dalla nostra analisi è che Syriza avrebbe potuto vincere le elezioni se la dirigenza avesse utilizzato un opportuno piano d’azione in campagna elettorale e, soprattutto, se avesse proposto un corretto programma politico. È però anche vero che quanto fino ad ora realizzato non è per nulla trascurabile!

Questa è la prima volta, dopo il 24,2% ottenuto nel 1958 dall’Eda (il fronte guidato allora dal Kke), che un partito del movimento comunista ottiene una così alta percentuale alle elezioni, abbattendo una barriera storica e dimostrando che le idee del vero socialismo hanno il potenziale per diventare una maggioranza nella società.

La mancata vittoria di Syriza è stata naturalmente anche una conseguenza della tenuta del voto al Pasok e a Sinistra democratica. Ma questo non si deve al carisma di Venizelos o di Kouvelis, come i media borghesi hanno cercato di far credere: deriva invece dalla debolezza politica della leadership di Syriza e dalla sua incapacità di convincere politicamente i lavoratori e la piccola borghesia ad affidare loro il governo.

Ovviamente, poiché ambedue questi partiti non si faranno pregare per sostenere il nuovo governo della Troika e della borghesia (o per parteciparvi), inevitabilmente la loro base elettorale è destinata a ridursi sempre più: e con un programma diverso da parte della leadership di Syriza, questo avrebbe potuto essere ottenuto senza obbligare i lavoratori alla dolorosa esperienza di una nuova coalizione guidata da Samaras, con l’identico programma del precedente governo Papademos.

Il voto ad Alba dorata

Purtroppo, il partito neonazista Alba dorata si è rivelato particolarmente resistente: 18 seggi contro i precedenti 21 (il 6,92% contro il 6,97%, 425mila voti contro 441mila). Nonostante il vero volto di Alba dorata sia stato pienamente svelato in occasione del recente programma televisivo in cui il famigerato Kasidiari ha aggredito fisicamente Liana P. Kanellis, questa formazione fascista è riuscita a mantenere i suoi voti. Il declino irreversibile del partito di estrema destra Laos, la sensazione di disperazione tra gli strati politicamente più arretrati e l’impatto della crisi del capitalismo sulla piccola borghesia hanno aperto la strada ai neonazisti. Lo svelamento degli alti livelli di corruzione del sistema parlamentare borghese, così come la creazione di ghetti di immigrati poveri ad Atene ed in altre grandi città, ha dato l’opportunità ad Alba dorata di trarre vantaggi elettorali dai rozzi sentimenti antiparlamentari di settori di piccola borghesia, sottoproletariato e di disoccupati, soprattutto giovani, che non hanno memoria o esperienza della giunta dei Colonnelli e ancor meno dell’occupazione nazista durante la Seconda guerra mondiale. Per ora, tuttavia, non esiste una spostamemto verso l’estrema destra e il fascismo nella società: senza dubbio, la corrente più forte è orientata a sinistra, e specialmente verso Syriza.

Le decine di attacchi contro attivisti di sinistra durante la campagna elettorale dimostrano la necessità di un fronte unito della sinistra e dei sindacati contro i nazisti: solo questa strategia potrà mettere un freno al crescente terrorismo di Alba dorata. I fascisti chiaramente si sentono incoraggiati dal successo elettorale ed aumenteranno gli attacchi agli immigrati e la violenza contro gli attivisti di sinistra, e gli elementi filofascisti all’interno dell’apparato statale forniranno loro una copertura ancora maggiore. In ultima analisi, un rapido avvento al potere di un governo unitario della sinistra che dissolva l’apparato reazionario e repressivo dello Stato attuale e presenti un programma rivoluzionario per risolvere i problemi dei disoccupati e della piccola borghesia è l’unica soluzione in grado di erodere la base sociale di Alba dorata e creare le basi per una reale messa al bando di tutte le formazioni fasciste.

KKE: la peggiore sconfitta elettorale negli ultimi 40 anni

Il Kke (Partito comunista di Grecia) ha visto il suo voto crollare al 4,50% dall’8,48% di maggio, perdendo la metà dei suoi voti (da 536.072 a 277.179) e dei suoi deputati (da 26 a 12): la più grande sconfitta elettorale dalla caduta della dittatura nel 1974. La politica dei dirigenti del Kke ha portato ad ottenere una percentuale addirittura inferiore a quel 4,54% ottenuto nel 1993 – appena un paio di anni dopo eventi d’enorme impatto negativo sul morale e sulla coscienza della classe operaia greca (la scissione del partito ed il crollo dell’Urss e degli altri regimi stalinisti dell’Europa orientale).

Ma questa sconfitta non sorprende nessuno: è il risultato della totale incapacità della leadership del Partito comunista di dare espressione alla radicalizzazione ed alla svolta a sinistra che stanno compiendo ampi settori delle masse lavoratrici. Questo esito elettorale nasce chiaramente dalle scelte di questi ultimi anni, dalla pervicacia nel tentativo di guidare il tradizionale partito di massa dei lavoratori greci con le politiche, le tattiche ed i metodi di una setta stalinista.

Se i dirigenti del Partito comunista avessero formato una coalizione con Syriza, difendendo un programma rivoluzionario pur criticando gli errori riformisti della direzione di Syriza sulla base di tale programma, oggi avremmo un governo di sinistra in grado di spianare la strada al rovesciamento del capitalismo ed un partito insignito dal risultato elettorale del ruolo di garante delle necessarie politiche di classe di questo governo: invece hanno scelto di adottare un atteggiamento settario verso Syriza, lavandosi le mani come Ponzio Pilato di fronte alla vera questione, la scelta concreta tra “un governo di destra o uno di sinistra” e quindi, in pratica, fornendo alla classe dominante una stampella cui appoggiarsi.

I comunisti delle generazioni più anziane guardano con tristezza il loro storico partito – il partito che guidò l’epica resistenza popolare contro i nazisti durante l’occupazione – ottenere solo un po’ più della metà di quello che oggi hanno ottenuto i neonazisti. E le nuove generazioni di militanti faticano a capire perché dopo due anni di lotte operaie di massa, in cui hanno combattuto in prima linea, il voto per il loro partito sia crollato.

Questa enorme sconfitta del Kke sottolinea l’urgente necessità di una nuova leadership e di una svolta nella linea politica. L’analisi dei risultati elettorali del Comitato centrale del Kke, che giustifica ancora una volta la loro linea come un imperativo politico, facendo riferimento a concetti astratti come “debolezze soggettive”, dimostra che ad ogni minuto che passa con questa leadership e questa politica, il Kke sarà sempre più screditato agli occhi delle masse lavoratrici. Con simili dirigenti e questa linea politica, il partito non potrà mai riprendersi.

I marxisti di Synaspismos e Syriza che pubblicano le riviste Epanastasi (Rivoluzione) e Marxistiki Foni (Voce marxista) ritengono che la classe operaia necessiti di un forte partito comunista, che sia in grado di contribuire in modo decisivo alla vittoria di una rivoluzione socialista in Grecia. Ciò può essere realizzato, però, solo sulla base dei reali principi rivoluzionari internazionalisti, democratici ed unificanti del bolscevismo-leninismo, che dovrebbero sostituire immediatamente quelli stalinisti nel partito. Gli strumenti per conseguire questo obiettivo vitale sono le idee ed i metodi di Lenin, che devono essere recuperati dall’oscurità della storia e rimessi al posto che compete loro. È tempo per ogni membro consapevole del Kke e della Kne (Gioventù comunista) di opporsi con fermezza a questa strada stalinista in discesa che il partito ha intrapreso, e l‘unico modo per uscire da questo circolo vizioso è quello di creare immediatamente nel partito una tendenza di massa leninista che al prossimo Congresso si batta per un partito realmente marxista.

Le prospettive del governo Samaras

La classe dirigente molto presto avrà un nuovo governo con Samaras come Primo ministro, e con il generoso sostegno del Pasok e di Sinistra democratica.

Appena conclusosi lo spoglio elettorale, Samaras ha abbandonato i suoi appelli populisti alla rinegoziazione dei Protocolli e ha dimostrato ancora una volta come, in realtà, egli rimanga saldamente legato alla linea dell’austerità draconiana come unico mezzo per salvare il capitalismo greco da un profondo declino e rimanere nell’Eurozona. La Troika e soprattutto la Germania, in condizioni di recessione e d’indebitamento in tutta Europa, non aiuteranno il nuovo governo in alcun modo significativo, tranne forse per una leggera dilazione del periodo concesso per i rimborsi e la concessione dei cosiddetti fondi di crescita – vale a dire, una bella aspirina per affrontare il cancro! Ma la recessione è così profonda che sarà ben presto evidente che senza nuovi massicci prestiti e nuovi tagli alla spesa, la Grecia non sarà in grado di evitare il default generalizzato ed il ritorno alla moneta nazionale.

Mentre la crisi si approfondisce in Portogallo, Spagna e Italia, la Grecia comincia rapidamente ad essere considerata un peso inutile all’interno delle aree forti dell’Eurozona. La costante richiesta di ripetuti aiuti non sarà ulteriormente tollerata, poiché costituirebbe un precedente per altri paesi più indebitati, il cui “salvataggio” sarebbe infinitamente più costoso.

Così questo governo molto probabilmente dovrà gestire la rovinosa caduta verso il default, il caos e l’uscita dall’euro. In simili circostanze, l’atteggiamento dei lavoratori e della piccola borghesia (i più duramente colpiti da questa crisi) nei confronti del governo diventerà presto opposizione militante.

Nel corso di queste lotte si potrà costruire il nuovo Syriza unitario, temprato e pronto a prendere il potere sulla spinta di una massiccia ondata di sostegno popolare: la questione fondamentale, in questo processo, sarà correggere i gravi errori della direzione, sia in termini di tattica che, soprattutto, di programma.

L’opinione diffusa tra i dirigenti del partito che non si siano vinte le elezioni perché le posizioni politiche radicali adottate avrebbero “scioccato” la piccola borghesia e i pensionati è fondamentalmente sbagliata. In realtà, è vero esattamente il contrario: è stato l’atteggiamento di moderazione e la riluttanza ad adottare un programma coerente e rivoluzionario che ha confuso migliaia di piccoli borghesi, pensionati, casalinghe, disoccupati e giovani politicamente inesperti, creando l’impressione diffusa che Syriza “non sapesse quel che voleva” e spingendoli così verso Pasok, Sinistra democratica o verso l’astensione. La maggioranza di questi elettori non sono conservatori convinti: temevano piuttosto di appoggiare una supposta leadership populista, ed oltretutto un programma privo di chiarezza.

Questi tentativi di spostare il partito a destra e di minarne il radicalismo possono essere fermati solo dall’impegno in massa dei militanti e dei sostenitori. Occorre indire al più presto un congresso democratico per rifondare Syriza come partito unitario dei lavoratori, con diritto di esistenza per le tendenze: le forze che si fondano sul marxismo rivoluzionario devono unirsi attorno ad un programma, a nostro avviso basato sui principi e le posizioni da noi elaborati e presentati in una proficua discussione con migliaia di attivisti di Syriza ai primi di giugno.

• No alla delusione! No a scetticismo e pessimismo! La lotta riparte da posizioni più avanzate!

• Syriza assuma un ruolo di primo piano nella lotta contro le misure del nuovo governo e della Troika!

• Nessuno spostamento a destra! Correggiamo e completiamo il programma dal punto di vista del marxismo rivoluzionario!

• Organizziamo ora le migliaia di militanti di Syriza!

• Basta con le decisioni di una dirigenza che ignora la base, apriamo Syriza ai lavoratori e ai giovani!

• Per un congresso democratico che rifondi Syriza come partito operaio di massa unificato con il diritto di tendenza!

• Per una Syriza rivoluzionaria attraverso la creazione di una tendenza marxista rivoluzionaria di massa!

• Per un governo delle sinistre con un programma di trasformazione socialista della società!

• Per una politica internazionalista, per gli Stati uniti socialisti d’Europa!

18 giugno 2012

Translation: Falce Martello (Italian)