Il ritorno di Karl Marx

Italian translation of The return of Karl Marx (October 23, 2008)

Recentemente sono apparsi diversi articoli su giornali e siti internet di tutto il mondo, che rilevano il fatto che le vendite di libri di Marx nell’ultimo anno sono aumentate notevolmente in Germania Est, specialmente tra i giovani. Vale la pena citare alcuni di questi articoli.

Il Goethe-Institut ha pubblicato un articolo dal titolo “Sta per essere riscoperto: Karl Marx”, in cui si legge, tra l’altro:

Da un po’ di tempo ormai, ogni volta che si parla del sistema di libero mercato, si sentono espressioni come capitalismo di rapina, locuste finanziarie e neo-liberalismo. Forse Karl Marx e le sue teorie stanno per tornare in auge?

Beatrix Bouvier, direttore del Museo e del Centro di Studi nella Casa di Karl Marx a Trier, preferisce non parlare di un “rinascimento” di Karl Marx. Eppure, ella stessa ha osservato in un’intervista con l’Agenzia di Stampa Tedesca che l’interesse per il filosofo ed economista tedesco è aumentato di recente, specialmente tra i giovani.

La casa editrice Karl Dietz Verlag è entusiasta della crescente domanda per le opere di Marx. Nel maggio 2008 le vendite del Capitale sono triplicate rispetto al maggio 2007. Questo chiaro aumento di interesse era stato preannunciato già nel 2007, quando erano state vendute il doppio delle copie dell’anno precedente.

Sul sito internet di STV troviamo un articolo dal titolo “La crisi globale rispedisce i tedeschi dell’est da Marx”, che afferma:

Due decenni dopo la caduta del Muro di Berlino, il padre fondatore del comunismo, Karl Marx, è tornato di moda nella Germania Est grazie alla crisi finanziaria mondiale.

La sua analisi critica del capitalismo scritta nel 1867, “Il Capitale”, dopo decenni di oblio, è diventato un best-seller a sorpresa per la casa editrice accademica Karl-Dietz-Verlag.

‘Tutti pensavano che non ci sarebbe mai più stata alcuna domanda per Il Capitale’, ha affermato il direttore Joern Schuetrumpf all’agenzia Reuters dopo che sono state vendute 1.500 copie finora in quest’anno, il triplo che in tutto il 2007 e un aumento di cento volte rispetto al 1990.

‘Perfino banchieri e manager ora leggono Il Capitale per cercare di capire che cosa sia successo. Insomma, Marx è l’autore del momento’, ha affermato Schuetrumpf.

L’autore procede spiegando che questo ritorno a Marx riflette un rifiuto del capitalismo da parte di molti nella Germania orientale, e cita un recente sondaggio che mostra come il 52% dei tedeschi dell’est consideri l’economia di libero mercato “insostenibile” e il 43% abbia dichiarato che preferivano il socialismo al capitalismo. Queste cifre sono confermate da diverse interviste significative.

L’articolo cita Thomas Pivitt, un lavoratore nel settore informatico di 46 anni di Berlino Est, che afferma: “A scuola leggevamo degli ‘orrori del capitalismo’. Avevano proprio ragione. Karl Marx ci aveva visto giusto. Avevo una vita abbastanza piacevole prima della caduta del Muro. Nessuno si preoccupava del denaro perché il denaro non contava più di tanto. Avevi un lavoro perfino se non ne volevi uno. L’idea comunista non era poi così male.”

Hermann Haibel, un fabbro in pensione, ora settantaseienne, si esprime così: “Pensavo che il comunismo fosse una merda, ma il capitalismo è pure peggio. Il mercato libero è brutale. I capitalisti vogliono spremerci, spremerci  sempre di più, senza limiti.”

In Gran Bretagna il Daily Mail parla dello stesso argomento in un articolo, “La morsa del credito fa lievitare le vendite del Capitale di Marx in Germania”, che riporta altresì le cifre: “Il libro ha venduto 1500 copie finora in quest’anno, il triplo di quelle vendute in tutto il 2007 e 100 volte più che nel 1990.”

Ora alcuni borghesi potrebbero rilevare cinicamente che 1500 è ancora un piccolo numero, ma secondo queste cifre nel 1990 ne vendevano soltanto 15 all’anno. Possiamo stare certi che la TV tedesca e i giornali non stanno facendo pubblicità al Capitale. Il più grande spot per Il Capitale è la crisi economica mondiale e le condizioni generali dei lavoratori sotto il capitalismo.

La vita insegna, e oggi le persone sono costrette a imparare molto rapidamente. E insieme a questo c’è un desiderio di capire davvero come funziona il sistema. Quale migliore autorità a cui rivolgersi che Karl Marx in persona, che molto tempo fa spiegò il meccanismo che conduce a crisi come quella attuale in cui stiamo vivendo.

Basta guardare alla situazione dell’Islanda in questo momento per comprendere quanto Marx fosse nel giusto. Non è soltanto una banca o un’azienda ad essere andata in bancarotta. Qui abbiamo un intero Paese in una crisi irrecuperabile. Gauti Kristmannsson, un giornalista islandese che scrive per il New York Times, sottolinea il fosco scenario che attende il suo Paese nell’articolo “La Tempesta di Ghiaccio”:

A una a una, le banche più importanti sono state nazionalizzate dal governo, e agli Islandesi attoniti è stato detto che ciascuno di noi è debitore di milioni di dollari – a chi, non lo sappiamo. (…)

I primi 500 banchieri hanno perso i loro posti di lavoro tutti insieme; molti altri stanno attendendo il doppio colpo della disoccupazione e della perdita della propria casa a causa dei propri mutui saliti alle stelle. (…)

Improvvisamente, ci sono file in banca per accaparrarsi valute straniere, e c’è un tetto massimo su quanta se ne può possedere – le banche d’oltremare rifiutano di accettare la nostra valuta in caduta libera, la corona. Una delle mie studentesse, che studia in Spagna, non riesce a ottenere denaro dall’Islanda per pagare il suo affitto. Importatori ed esportatori non riescono a ottenere valuta per i loro affari. I turisti islandesi all’estero hanno problemi a ritirare contanti dai bancomat. Il governo britannico ha applicato le leggi anti-terrorismo per bloccare i beni delle banche islandesi; e la lista continua, come se fosse la sceneggiatura per l’incubo della globalizzazione. (…)

Lo shock è così forte che non sono subentrati né rabbia né commiserazione. Pensavamo che l’Islanda fosse un Paese indipendente in grado di badare a se stesso senza l’aiuto della Russia o del Fondo Monetario Internazionale, che la nostra valuta avesse un suo valore, che potessimo possedere aziende e banche in tutto il mondo. (…) Sotto molti aspetti, abbiamo accettato acriticamente il sistema capitalista, che ora sembra essere stato un gigantesco casinò senza padrone. Pensavamo, alla fine, di poter avere ‘denaro in cambio di niente’ e ora affrontiamo l’amara verità che non avremo niente per il nostro denaro.”

Il giornalista conclude l’articolo chiedendosi “Che fare?” e si risponde da sé: “nessuno lo sa, men che meno i politici, banchieri, affaristi…” ma come in Germania, Karl Marx sta arrivando in soccorso. Questo autunno una nuova edizione del Manifesto Comunista verrà pubblicata in Islanda.

Il massiccio aumento delle vendite del Capitale in Germania e la pubblicazione del Manifesto in Islanda non sono che aneddoti. Ma alle volte gli aneddoti possono rivelare molto più che un migliaio di sondaggi d’opinione. Le persone di tutto il mondo sono state scosse dagli eventi del mercato finanziario. Ora cercano risposte e, dal momento che non ne trovano in nessuna delle teorie economiche ufficiali e dominanti, si rivolgono all’unica che ha predetto ciò che accade oggi: il marxismo!

Se qualcuno ha dei dubbi su questo, legga la seguente citazione dal Manifesto Comunista, pubblicato nel 1848, 160 anni fa:

I rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di  proprietà, la società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell'industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre più minacciosamente l'esistenza di tutta la società borghese. Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze produttive già create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l'epidemia della sovraproduzione. La società si trova all'improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano distrutti. E perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l'esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessi prodotta. Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse.

Sfidiamo chiunque a trovare una descrizione migliore di ciò che sta accadendo ora, nell’anno 2008. Leggete le teorie di qualunque dei principali economisti borghesi, leggete Friedman o Keynes, leggete la miriade di articoli pubblicati nelle riviste finanziarie degli ultimi venti anni. Troverete ch quando fanno riferimento a Marx lo fanno per mostrare quanto avesse torto. Naturalmente, alcuni dei più seri analisti sono giunti quasi a comprendere che cosa stava accadendo, ma nessuno con la chiarezza di Marx.

Il fatto più preoccupante per la borghesia è che Marx non ha semplicemente analizzato i meccanismi del sistema capitalista; ha indicato come le crisi del sistema portino infine alla rivoluzione, ad una rivolta dei lavoratori, della gente comune che soffre le conseguenze di queste crisi periodiche. Questa idea sta iniziando a mettere radici nella mente di molti lavoratori e giovani in tutto il mondo. Se sei uno di loro ti invitiamo di entrare a far parte della Tendenza Marxista Internazionale e ad aiutarci a costruire una forza che possa mettere fine a questo folle sistema.

Source: FalceMartello