USA – Il socialismo rivoluzionario e la lotta contro il presidente di Wall Street

Il fatto che Joe Biden abbia battuto Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca non dovrebbe sorprendere. Dopotutto, il suo avversario era un’incompetente star dei reality TV che governava durante un’economia devastata e una pandemia incontrollata. Solo pochi mesi prima, il comandante in capo era stato costretto a nascondersi in un bunker di fronte al più imponente movimento di protesta nella storia del Paese. Ciò che sorprende è che il risultato sia stato tutt’altro che scontato.


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Biden potrebbe aver ottenuto la cifra record di 80,9 milioni di voti popolari (un margine del 4,4%), ma non è stato certo la vittoria a mani basse che molti opinionisti liberali si aspettavano. Nonostante tutto, Trump ha ricevuto oltre 74 milioni di voti, il totale più alto mai registrato per un presidente in carica o per un repubblicano. Non c’è stata nessuna “onda blu” (il colore del Partito democratico, ndt) che ha spazzato via i Repubblicani dal Congresso. I Democratici hanno effettivamente perso seggi alla Camera, e non è ancora chiaro chi controllerà il Senato. Trump può anche essere stato sconfitto, ma il Trumpismo è vivo e vegeto.

Come possiamo spiegarlo? Cosa significa questo per il futuro della lotta di classe? Come vedremo, l’essenza e la persistenza del Trumpismo – come espresse dalle profonde divisioni all’interno della classe operaia americana – possono essere comprese correttamente solo se assumiamo una prospettiva di classe.

Il candidato di Wall Street

Ora che Trump sta per lasciare la Casa Bianca, milioni di persone si sentono comprensibilmente come se un incubo lungo e surreale sua finito. Ma quasi altrettanti altri pensano che l’incubo sia appena iniziato. La risposta emotiva da parte di entrambi gli schieramenti elettorali è guidata da profonda ansia, paura, depressione, malattia, debito, disoccupazione e disperazione per un vero cambiamento. Ma il capitalismo non può alleviare in modo significativo queste miserie perché non può fornire posti di lavoro di qualità, assistenza sanitaria, istruzione, sicurezza e dignità per tutti. L’amara verità è che a lungo termine, l’incubo sistemico del capitalismo potrà solo peggiorare per la stragrande maggioranza dei lavoratori, indipendentemente da chi hanno votato.

Il programma di Biden si può essenzialmente ridurre a quanto segue: “Non sono Donald Trump, e riporterò il paese ai ‘bei vecchi tempi’ sotto Obama”. Ma sono stati proprio quegli stessi “bei vecchi tempi” ad aver aperto la strada a Trump in prima istanza. Trump potrà anche essere il presidente più impopolare nella storia degli Stati Uniti, ma in quanto sostenitore dell’establishment di lunga data, anche Biden è assolutamente poco popolare. È arrivato 4° nei caucus dell’Iowa e 5° nelle primarie del New Hampshire. Questa è la misura reale di quanto sia popolare tra i democratici di base. Milioni di persone hanno votato “contro Trump” invece che “per” Biden.

La maggioranza della classe dominante statunitense disprezza Trump per essere un fattore così imprevedibile e destabilizzante. I sondaggi pre-elettorali dei principali amministratori delegati e la serie di cospicui contributi hanno mostrato che Biden era chiaramente il candidato di Wall Street. I miliardari hanno investito molto per portare il proprio uomo alla Casa Bianca, e le piccole donazioni rappresentano meno di un quarto dei contributi totali.

Di conseguenza, le elezioni presidenziali del 2020 sono state di gran lunga le più costose nella storia degli Stati Uniti. Si stima che siano stati spesi 14 miliardi di dollari, più delle due precedenti elezioni presidenziali messe insieme, e i democratici hanno speso quasi il doppio dei repubblicani. Nonostante questo enorme vantaggio, Biden ce l’ha fatta a malapena con lo stesso margine di vantaggio al collegio elettorale ricevuto da Trump nel 2016. Ciononostante, nei giorni successivi all’elezione dell’ex vicepresidente, il mercato azionario è salito a livelli record nonostante la pandemia ancora in corso, gli sconvolgimenti economici e lo tsunami incombente di sfratti e gente senza casa.

Trump ha screditato completamente l’istituzione della presidenza. Il compito di Biden è rilegittimare l’istituzione e il sistema nel suo insieme, a nome della classe dominante. Ma governerà un Paese profondamente diviso e ha ereditato una convergenza di catastrofi senza precedenti.

Nonostante il numero record di voti contro di lui, Biden afferma di aver ricevuto un mandato per istituire un governo di “riconciliazione”, “ricostruzione” e “unità nazionale”. Anche se questo è un messaggio che milioni di persone vogliono sentire, dobbiamo chiarire che se tradotto vuol dire “subordinare gli interessi dei lavoratori a quelli dei capitalisti”. Una simile unità è impossibile in una società divisa in sfruttatori e sfruttati.

Il nuovo presidente potrebbe anche portare avanti provvedimenti di sostegno a breve termine per i poveri, i disoccupati e le piccole imprese. Ma l’obiettivo principale delle sue politiche sarà sostenere Wall Street. In un modo o nell’altro, alla fine la classe lavoratrice sarà costretta a pagare per la crisi del capitalismo, attraverso l’austerità diretta o indiretta, pressioni inflazionistiche o qualche altra combinazione di attacchi ai salari e alle condizioni di vita.

Quindi, anche se ci sono alcuni aggiustamenti cosmetici che sembrano alleggerire un po’ il peso della crisi nel breve termine, delusioni ancora più grandi sono in serbo per chi si illude che un vero cambiamento possa arrivare attraverso il Partito democratico. Se ciò che c’è stato dopo Obama sembrava inimmaginabile, i postumi della Scuola dei Democratici 2.0 saranno ancora più difficili. A meno che e fino a quando le strutture, le istituzioni e i partiti del capitalismo non saranno rovesciati, le cose possono sempre peggiorare, e di molto.

Polarizzazione

La mancanza di un partito politico di massa della classe operaia che costituisca un’alternativa credibile è un fattore oggettivo che pesa pesantemente sulla visione soggettiva dei lavoratori. Di conseguenza, l’estrema polarizzazione della società viene rifratta attraverso il prisma incrinato dei due principali partiti capitalisti.

Dopo quattro anni molto piuttosto sgradevoli, i liberali vogliono un ritorno a quella che vedono come normalità. Cercheranno di disfare a suon di decreti l’era Trump come se non ci fosse mai stata. Ma il trumpismo c’è stato, ed c’è una ragione.

Le linee di divisione all’interno della classe operaia hanno iniziato a cristallizzarsi per la prima volta nel 2016, come dimostra la sconfitta di Clinton nella “rust belt”( letteralmente “cintura della ruggine”, la zona, un tempo cuore industriale degli Usa, che va dalla regione dei Grandi laghi alla Pennsylvania, ndt). Dopo otto anni di “speranza” e “cambiamento” falliti e la capitolazione di Bernie Sanders davanti all’establishment del partito democratico, molti lavoratori alla ricerca di soluzioni radicali hanno scelto di dare una possibilità a un outsider sfacciato e audace. Il risultato è stato l’elezione di un miliardario anti-operaio di nome Donald J. Trump.

La colpa della confusione e della divisione che stanno lacerando la classe operaia è dei leader sindacali, il cui principio guida è “quello che va bene per il padrone va bene per il lavoratore”. Ma ciò che va bene per i padroni non va bene per i lavoratori – in realtà, i nostri rispettivi interessi sono inconciliabili.

Queste persone sono a capo di milioni di lavoratori organizzati in dozzine di settori essenziali. Non solo avrebbero il potere di bloccare l’economia, ma hanno anche i mezzi e le risorse per mobilitare i loro iscritti verso un tentativo di costruzione di un nuovo partito di massa su una base di classe. Invece, collaborano, conciliano e fanno compromessi con i padroni sul posto di lavoro e sul terreno elettorale, il che ha portato a una spirale discendente di peggioramento dei salari reali, delle condizioni di lavoro e dei servizi sociali. L’assenza di una direzione combattiva e indipendente della classe ha lasciato un vuoto che Trump e la sua combriccola hanno riconosciuto e riempito, spesso usando una retorica audace e che strizzava l’occhio ai lavoratori.

Di conseguenza, i dirigenti sindacali hanno iniziato a perdere il controllo sulla base. Biden avrà conquistato il 57% tra gli elettori sindacalizzati, con solo il 40% che ha votato per Trump. Ma una volta questi erano votanti democratici molto affidabili – ora non è più così chiaro. Nei sindacati dei servizi e del settore pubblico tendono ancora a votare democratico, mentre molti nei sindacati dell’industria, e non a caso, le associazioni di polizia, sostengono in modo schiacciante Trump. Sebbene esageri, non a caso che Trump abbia dichiarato che i “repubblicani sono diventati il ​​partito del lavoratore americano”.

Senza dubbio, tra i suoi sostenitori c’è la feccia della società: i razzisti impenitenti, i suprematisti bianchi, i Proud Boys e così via. Questi elementi vengono tenuti in uno stato di costante eccitazione. Sono “in attesa” per essere mobilitati come ariete ideologico e fisico contro la sinistra e, in un determinato momento, contro i lavoratori. Ma non sono solo la piccola borghesia infuriata e gli elementi declassati a sostenere Trump. La sua base comprende anche milioni di lavoratori arrabbiati e disperati.

È vero che nell’attuale spettro politico, questi lavoratori si sono spostati più a destra. Ma questo è solo perché ci sono a disposizione solo opzioni politiche di destra. Molti di loro sostengono Trump per lo stesso motivo per cui hanno sostenuto Obama e i Democratici in passato, perché non esiste un’alternativa credibile e indipendente di classe. È stato solo dopo il fallimento delle forze più a sinistra a servizio del capitalismo che hanno deciso di dare una possibilità a quelle più a destra. Più che uno spostamento a destra, rappresenta una frenetica ricerca di una via d’uscita dall’impasse.

Alla radice, la loro rabbia e frustrazione nei confronti dell’élite liberale è una rabbia di classe distorta, che viene cinicamente manipolata da Trump e dai repubblicani. Per la maggior parte del suo mandato, Trump è stato favorito dal buon andamento dell’economia, e ne ha rivendicato il pieno merito. Questo gli ha dato molta credibilità tra i lavoratori. Data la sua autorità personale e la mancanza di fiducia nei media liberali, è riuscito ad usare la Cina e il coronavirus come capri espiatori per i problemi economici.

Per diversi decenni, a causa di presidenti come FDR (Franklin Delano Roosevelt) e Lyndon Johnson, si è pensato che i Democratici fossero il partito più “amico dei lavoratori” o il “male minore”. Ma dopo decenni di fallimenti e tradimenti, milioni di lavoratori hanno cambiato la propria fedeltà politica. I Democratici non possono più contare su un settore di lavoratori che in passato avrebbero più o meno dato per scontato: una parte della classe operaia bianca sindacalizzata e, soprattutto, quelli della rust belt e delle zone rurali.

Sebbene sia lui stesso un borghese, Trump è riuscito a sfruttare la rabbia sinvera contro lo status quo e il Partito Repubblicano è ora in debito con lui perché, sfruttando quella rabbia, ha dato al partito un’altra prospettiva di vita. Questo spiega la loro apparentemente inspiegabile adulazione ad ogni sua parola e suo proclama assurdi.

Quando i lavoratori nelle regioni in difficoltà del paese sentono uno slogan come “Make America Great Again”, non pensano al nazionalismo sciovinista e all’imperialismo. Credono sinceramente che Trump riporterà i lavori dignitosi che hanno permesso ai loro genitori e nonni di avere una qualità della vita relativamente decente durante il boom del dopoguerra. Naturalmente, semplicemente non si può riportare in vita gli anni ’50 – molti fattori politici ed economici hanno reso possibile quel boom – e non tutti ne beneficiarono.

È vero che Trump non ha mantenuto la sua promessa di ricostruire il paese e creare centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore minerario e in quello manifatturiero. Tuttavia, il suo messaggio fa presa fra quei lavoratori in posti in cui essere un caporeparto di Walmart o McDonald’s o entrare nell’esercito è il meglio a cui puoi aspirare. Ci sono regioni in questo paese in cui intere città e contee sono state gettate nel fango dalla globalizzazione capitalista e dall’esternalizzazione, sostituite solo dall’umiliazione della disoccupazione di massa e della povertà, per non parlare delle epidemie di dipendenza da oppiacei, obesità e problemi di salute mentale.

Durante i suoi comizi di massa – che ricordano gli incontri del revivalismo cristiano – Trump promette senza vergogna di far piovere fuoco infernale e dannazione su coloro che hanno provocato tutti i problemi. È un fenomeno profondamente contraddittorio perché, sebbene sia il presidente in carica, può ancora presentarsi come un outsider. E mentre attacca lo status quo, promette un ritorno a un diverso tipo di status quo, quello in cui ai lavoratori dell’industria bianca veniva data qualche briciola in più per convincerli ad accettare il principio di concertazione con i padroni.

Quando c’è scarsità e competizione per il lavoro, l’alloggio e persino la dignità di base, la disperazione porta ad avere i paraocchi. Questo rende le persone ricettive al messaggio messianico di qualcuno come Trump. Promette loro il mondo e li spinge in uno stato di esaltazione, con una forte dose di paura, razzismo e xenofobia. Trovare un capro espiatorio e incolpare altri settori della classe operaia per le numerose crisi del sistema è una classica tattica divide et impera intesa a distogliere l’attenzione dal nemico di classe.

Non importa che i matti si siano impossessati del manicomio del Partito Repubblicano; la gente vuole qualcosa di diverso, e quello sicuramente non è sempre la stessa vecchia storia. Le persone cercano risposte, una via d’uscita dall’impasse e, soprattutto, una leadership combattiva. Trump è un pezzo di spazzatura umana e un nemico mortale della classe operaia. Ma è grintoso e ribelle, e questo è molto di più di quanto i leader sindacali o i liberali possano offrire.

Quindi, se vogliamo spiegare e combattere il Trumpismo, dobbiamo prima capirlo. Dobbiamo iniziare mostrandolo per ciò che è: l’ennesima alleanza tra le classi in cui un settore della classe dominante si appoggia a un settore della classe operaia per promuovere i propri interessi. Dobbiamo separare il razionale dall’irrazionale nel fenomeno Trump. Ci sono molte cose irrazionali, forse la maggior parte. Ma sepolto nel profondo di questo malcontento della classe operaia c’è un minuscolo nucleo di potenziale bolscevismo, non ideologicamente, ma nella sua essenza di classe fondamentale. Questa è la “materia oscura” del Trumpismo che tanto confonde i liberali.

Occasione persa

Per quanto riguarda la sinistra in queste elezioni, la maggior parte di essa ha ceduto alle pressioni e si è indaffarata per sostenere il presunto “male minore”, direttamente o indirettamente. Questo è servito solo a seminare illusioni nei Democratici come potenziale veicolo per un vero cambiamento. Tuttavia, il ruolo dei veri socialisti non è quello di dare una copertura di sinistra al partito più antico dei capitalisti, ma di aiutare la classe lavoratrice ad abbatterlo e sostituirlo con un proprio partito.

I riformisti accusano i marxisti di essere “irrealistici” – quando sono loro che nutrono l’assurda illusione che il capitalismo possa essere riformato in modo significativo e che i suoi partiti e le istituzioni esistenti possano in qualche modo essere messi al servizio di un altro padrone. Tutte quelle organizzazioni e individui che hanno chiesto un voto per Biden in qualsiasi modo o forma sono complici e devono assumersi la responsabilità di tutto ciò che accade durante la sua amministrazione.

La radice della loro codardia è che non hanno fiducia nella classe operaia e non hanno un’ideologia coerente che li guidi. I marxisti, d’altra parte, capiscono che la forza colossale della classe operaia è in ultima analisi dalla nostra parte. Siamo armati di idee e di un metodo che ci consente di districarci nella confusione tenendo sempre d’occhio il quadro generale e la visione a lungo termine della storia. Questo non vuol dire che la nostra strategia sarà facile da realizzare. Ma perlomeno si basa su un’analisi scientifica di come si muovono la società e la storia e di come possono avvenire cambiamenti davvero fondamentali.

Dobbiamo chiederci: come farà esattamente la sinistra a”mettere pressione a Biden”, a “chiedere conto delle sue scelte” e a “spingerlo a sinistra”? I Democratici non sono un vaso vuoto che può essere riempito con un contenuto di classe diverso attraverso una “pressione”. Sono pieni fino all’orlo di contenuti capitalisti e, sebbene possano cambiare la loro forma esteriore per dare l’impressione di cambiamento, il contenuto centrale rimane.

Lungi dallo spingere i democratici a sinistra, tutti i socialisti autoproclamati che hanno tentato sono stati risucchiati sempre più a destra. E lo stesso accadrà a ogni singolo socialista autoproclamato che cerca di cambiare quel partito dall’interno. Questo è esattamente quello che è successo a Bernie Sanders, che ora ha perso credibilità con milioni di persone.

Da quando è stato eletto, Biden ha chiarito chiaramente che governerà dal “centro”, che in termini capitalisti significa da destra. E sotto la pressione dell’estrema destra, alla fine virerà ulteriormente in quella direzione. L’attacco alle parole “socialismo” e perfino “progressista” all’interno del partito è già iniziato. Persino i tiepidi difensori riformisti del capitalismo come Sanders e Warren sono stati messi da parte. Non sono più in corsa per gli incarichi di governo in quanto sono considerati “troppo a sinistra”. Questo è il ringraziamento che queste persone ricevono per aver interpretato con successo il ruolo del pifferaio magico nella recente edizione quadriennale de “lo specchietto per le allodole”.

A dire il vero, milioni di persone hanno sincere illusioni che la polizia possa essere resa “più gentile e cortese” e che il cosiddetto Green New Deal possa fermare la catastrofe climatica. Il loro primo istinto è cercare di trovare una soluzione all’interno del sistema attraverso partiti e leader che conoscono. Questa è una fase normale e naturale del processo di radicalizzazione e sviluppo della coscienza di classe.

Pur mantenendo un atteggiamento amichevole con coloro che hanno tali illusioni, il compito dei marxisti è quello di spiegare tutte le questioni e le contraddizioni più profonde e ribadire che per porre fine alla crisi sistemica, abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico. E per ottenere un cambiamento così radicale, la classe operaia deve organizzarsi politicamente per affrontare i partiti dei padroni a testa alta.

Repubblicani e Democratici sono le due facce della stessa medaglia capitalista. Rifiutiamo l’idea che siano ai poli opposti. L’unica polarizzazione che incoraggiamo, applaudiamo e alimentiamo è la polarizzazione di classe.

Come abbiamo visto, milioni di persone hanno votato “contro” Trump, non “per” Biden. E per milioni di altri, un voto “per” Trump è stato davvero un voto “per” posti di lavoro e salari migliori, non necessariamente “per” Trump e tutto ciò che rappresenta. Decine di milioni di altri non hanno votato per nessuno dei due partiti o proprio per nessun candidato. E circa la metà di tutti gli americani, compresa una maggioranza significativa tra i giovani, afferma che voterebbe per un presidente o un partito socialista. E non dimentichiamo che ben il 10% degli americani è sceso in strada nel bel mezzo di una pandemia la scorsa estate per protestare contro l’omicidio di George Floyd da parte della polizia. Questo è stato uno sviluppo straordinario pieno di implicazioni rivoluzionarie per il futuro.

Questa è la base oggettiva per un nuovo partito di maggioranza, un partito della, dalla e per la classe operaia – un partito socialista di massa basato sui sindacati. Un vero partito operaio e un governo operaio, armato di politiche che affrontano i problemi della società su base di classe, potrebbe ottenere il sostegno di milioni di persone che attualmente votano per i partiti esistenti o che non vanno a votare affatto. Il socialismo nei fatti – non il liberalismo mascherato da socialismo – supererebbe le tattiche del divide et impera della classe dominante. Per puro pragmatismo, milioni di normali americani alla fine sosterrebbero politiche che concretamente avvantaggiano loro e le loro famiglie, che siano etichettate come socialiste o meno.

I lavoratori sono la maggioranza e alla fine saranno costretti a occuparsi di costruire un proprio veicolo politico. Non possiamo conoscere l’esatta combinazione di forze, forma o tempistica che un tale partito prenderà. Ma una volta che un numero sufficiente di lavoratori intraprenderà questo corso, sarà sicuramente ripreso con energia e determinazione. I marxisti saranno lì con loro, difendendo costantemente la necessità di costruire strutture e politiche di indipendenza di classe.

In tempi instabili come questi, enormi balzi nella coscienza sono impliciti nella situazione. A breve termine, è probabile che le divisioni velenose continuino e persino peggiorino. Ci vorrà del tempo e molte esperienza amare per venire a capo delle contraddizioni più contorte. Ma dobbiamo essere fiduciosi che alla fine le questioni di classe verranno messe in primo piano. Questa è la prospettiva per cui la sinistra nel suo insieme dovrebbe lottare.

Lottiamo per la rivoluzione socialista!

Ci sono molte cose da analizzare riguardo alla presidenza Biden: dalla composizione del suo gabinetto alla sua politica estera, al suo rapporto con il movimento operaio e Black Lives Matter, la crisi della salute pubblica e altro ancora. Approfondiremo tutto questo in articoli ed editoriali futuri.

Ma una cosa è chiarissima: la costante instabilità e incertezza è la nuova norma, e il ping-pong del sistema bipartitico non può continuare indefinitamente. Niente dura per sempre e dobbiamo trarre le necessarie conclusioni politiche, organizzative e persino psicologiche.

Dopo gli eventi che hanno scosso la coscienza del 2008 e del 2016, il 2020 segna un altro punto nodale sulla strada verso la rivoluzione socialista americana. Gli eventi degli ultimi dodici mesi sono stati un’enorme simulazione di crisi per il sistema, e tensioni ancora più profonde devono ancora arrivare. Tutto alla fine si trasforma nel suo opposto. Il paese più stabile del mondo è diventato il più instabile e, in una fase particolare, la potenza più reazionaria della terra diventerà la più rivoluzionaria.

Per i marxisti, la politica è molto di più delle elezioni borghesi. Votare una volta ogni pochi anni non è sufficiente per cambiare la società. Tutti i problemi fondamentali vengono infine risolti in lotta, nei luoghi di lavoro, nelle strade e nelle caserme, non solo nelle urne. Come ha spiegato Lenin, la politica è economia concentrata. È la lotta generalizzata per salari e condizioni migliori e, in definitiva, la lotta per cambiare le relazioni economiche fondamentali della società.

Nonostante la sua natura contorta, la crescente polarizzazione è in definitiva un preludio alla rivoluzione, che forse non sarà la prossima settimana, ma molto prima di quanto la maggior parte delle persone potrebbe pensare. Dobbiamo essere preparati a cambiamenti bruschi e repentini e all’ascesa e alla fine di eventi, figure e movimenti accidentali. Con questo in mente, Trotskij una volta disse che: “I marxisti, specialmente quelli che rivendicano il diritto di contendere la direzione, devono essere capaci non di stupore ma di previsione”.

Possiamo vedere esattamente cosa succederà se un’alternativa di massa della classe operaia non verrà costruita nel prossimo periodo. Non dovremmo essere scioccati o sorpresi se Trump stesso o qualcuno ancora più reazionario tornerà alla Casa Bianca nel 2024 o nel 2028. Dobbiamo insistentemente spiegare che se non si costruisce un’alternativa indipendente dalla classe ai Democratici, il cosiddetto male maggiore tornerà, più grande e più malvagio che mai.

Gli Stati Uniti possono essere un paese confuso e stupefacente. Il giornalista Paul Krugman ha recentemente affermato che se tutto questo accadesse altrove, sarebbe considerato uno Stato fallito. Ma la questione fondamentale è questa: le leggi della lotta di classe si applicano anche qui, e i suoi fondamenti sono ragionevolmente chiari. Tutto inizia con la consapevolezza che gli interessi dei lavoratori e dei capitalisti sono diametralmente opposti e che l’indipendenza di classe deve essere mantenuta e combattuta in ogni momento.

La Tendenza Marxista rappresenta la memoria storica della classe operaia. Dobbiamo imparare e trasmettere le lezioni della lotta di classe internazionale alla classe lavoratrice americana, applicandole in modo dialettico alle condizioni concrete in cui viviamo e lavoriamo oggi. Il nostro compito immediato è quello di connetterci con i settori avanzati, conquistandoli ad uno ad uno al marxismo e alla TMI mentre conduciamo un’agitazione per una rottura con i partiti dei padroni e la necessità di costruire un partito socialista della classe operaia di massa.

Trump potrà essere stato battuto alle urne questa volta, ma il Trumpismo e il sistema che sia lui che i Democratici difendono sono lungi dall’essere finiti. Lo abbiamo detto nel 2016, e lo ripetiamo ancora una volta: solo il socialismo sconfigge Trump – e il Trumpismo!

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