Venezuela: Congresso della Gioventù del Psuv - La lotta tra riformismo e rivoluzione continua

Italian translation of Venezuela: PSUV Youth congress - struggle between Reformism and Revolution continues (September 15, 2008)

Nella notte e nelle prime ore del mattino di giovedì 11 settembre, 1300 giovani sono arrivati da tutto il Venzuela a Puerto Ordáz (Ciudad Guayana), nello stato orientale di Bolivar, per celebrare il congresso fondativo della J-PSUV (la gioventù del PSUV). Questi sono stati eletti come delegati dai battaglioni giovanili ( i circoli del partito, ndt) e dai collegi elettorali delle loro zone e molti di loro hanno viaggiato tra le 10 e le 20 ore per arrivare al luogo del congresso.

Il congresso, che è finito sabato 13 settembre, si è tenuto in un momento cruciale per la rivoluzione venezuelana. Il giovedì si era scoperto che un gruppo non identificato di ex e attuali ufficiali dell’esercito stava progettando un colpo di stato contro Chavez (vedi:: Coup Plot Against Chavez Disclosed on Venezuelan TV, Venezuelanalysis.com, in inglese). A ciò si è risposto con manifestazioni spontanee a Caracas di decine di migliaia di persone. Il giorno seguente Chavez ha espulso l’ambasciatore degli Stati Uniti in conseguenza di molteplici scontri pubblici e come risposta alla continua interferenza degli USA negli affari interni venezuelani. L’iniziativa è stata presa anche in solidarietà con la Bolivia, dove il governo di Evo Morales ha appena espulso l’ambasciatore USA per il suo ruolo nell’organizzazione di un golpe “civico e padronale”.

Questi sviluppi, insieme alle contraddizioni della rivoluzione di cui abbiamo parlato in altri articoli, hanno alimentato un clima di urgenza all’interno del congresso. Uno spettacolo impressionante: oltre un migliaio di giovani militanti rivoluzionari da ogni regione e municipalità del Venezuela. La rivoluzione ha mobilitato molti giovani in un coraggioso tentativo di trasformare la società e completare la rivoluzione socialista. Fin’ora si sono organizzati in collettivi, piccoli circoli o organizzazioni studentesche, ma volevano un’organizzazione giovanile che fosse veramente nazionale, democratica e rivoluzionaria. E’ con questo obiettivo che si sono riuniti nel fine settimana del congresso fondativo della J-PSUV.

La burocrazia contro la base

Il primo giorno e mezzo del congresso è stato dedicato alle discussioni sulla bozza dello statuto. I delegati sono stati divisi in 47 gruppi di lavoro (mesas de trabajo) con discussioni a tavola rotonda. Sono stati anche prodotti e distribuiti documenti sulla scarsità di generi alimentari e la difesa militare, ma nella maggior parte dei gruppi di lavoro non sono stati discussi.  

Fin dall’inizio si poteva percepire l’enorme pressione da parte della base che voleva discutere di politica rivoluzionaria ed avere voce in capitolo nei temi trattati. Così molti delegati si sono lamentati del fatto che questi documenti (che sono stati scritti da dirigenti non eletti vicini a Héctor Rodríguez, il ministro alla Presidenza) non siano stati distribuiti prima del congresso. In questo modo, i delegati non hanno avuto la possibilità di discuterli con gli iscritti che li hanno eletti, e tanto meno di preparare in tempo proposte alternative o emendamenti.

Ciò che ha ulteriormente sorpreso i delegati è stata la struttura organizzativa completamente antidemocratica proposta nello statuto. Infatti, nella proposta originaria la direzione nazionale della J-PSUV avrebbe dovuto essere composta solo da 15 membri eletti direttamente dalla base e 10 nominati dall’alto dalla direzione nazionale del PSUV. Allo stesso tempo, per la base non era prevista nessuna possibilità di revocare la direzione. Nella proposta originaria c’erano anche due paragrafi (articoli 9 e 10) su misure e sanzioni disciplinari. Da un punto di vista formale, questi paragrafi erano corretti ma è abbastanza chiaro che erano stati inseriti per consentire dure misure contro qualsiasi opposizione ai dirigenti del partito.

Pressioni per il cambiamento

Queste proposte sono state nettamente rigettate dai delegati. 34 gruppi di discussione su 39 hanno votato contro la bozza dello statuto e molti hanno proposto radicali cambiamenti al testo. Quando, a mezzogiorno del venerdì, i responsabili di redigere il verbale all’interno di ogni gruppo di discussione si sono riuniti per condividere le opinioni espresse dai gruppi, la riunione si è protratta a lungo andando avanti per ore.

Una discussione plenaria era stata programmata per il venerdì pomeriggio ma è stata annullata dagli organizzatori senza dare una spiegazione. I delegati invece sono stati trasportati al parco di La Llovizna dove era stato allestito un auditorium sotto il grande teatro. Questo però non era stato pensato per una discussione plenaria....ma solo per ascoltare musica e divertirsi!

Molti delegati si sono sentiti presi in giro. Alcuni di loro hanno viaggiato per 20 ore per poter arrivare lì e si aspettavano di poter giocare un ruolo concreto e di avere un dibattito aperto sulle questioni cruciali che la rivoluzione bolivariana ha davanti a sè. Ma al posto di questo la direzione non eletta ha scelto impegnare il tempo in manovre e tentativi di trovare un compromesso.

Soffocare il dibattito facendo concessioni politiche

Diversi delegati pensavano che la discussione plenaria fosse stata semplicemente posticipata al sabato mattina e che si sarebbe tenuta una discussione democratica. Il sabato l’assemblea plenaria non è cominciata prima delle 12.

Il clima tra i delegati in questa sessione plenaria conclusiva era elettrico. Gli slogan più popolari che venivano intonati erano: "Juventud socialista y jamás reformista" ("la gioventù è socialista e non sarà mai riformista") e "Debate abierto - las bases tienen tiempo" ("dibattito aperto – la base ha tempo").

Nonostante tutto questo, non è stato dato alcuno spazio a nessun delegato o rappresentante dei gruppi di discussione per esprimere il proprio punto di vista. Al contrario, Héctor Rodríguez, ministro della Presidenza, ha tenuto un breve discorso in cui ha detto di apprezzare “l’apertura” del dibattito nei gruppi di discussione e che “il 90% delle proposte dei gruppi era stato inserito nel nuovo statuto”.

Quindi è stato distribuito lo statuto riveduto e, sorprendentemente per molti delegati, questo documento era completamente irriconoscibile in confronto allo statuto originario. La burocrazia è stata talmente sotto pressione che aveva fatto concessioni su tutti i punti importanti dello statuto: la nomina dall’alto dei 10 membri della direzione nazionale della J-PSUV era stata sostituita con delle elezioni nazionali per queste posizioni. E' stato anche introdotto un paragrafo che sottolinea la possibilità di revocare i dirigenti (anche se non dice nè quale organismo può farlo, nè come). Inoltre il paragrafo diretto contro le opposizioni interne era stato eliminato. Quando Hector Rodríguez ha letto a voce alta il nuovo contenuto del paragrafo sull’elezione della direzione nazionale, i delegati hanno risposto alzandosi in piedi e gridando in coro: “Victoria, victoria, victoria popular!” (vittoria popolare!). Il nuovo statuto è stato di conseguenza approvato a larga maggioranza e così la riunione nel palazzetto dello sport di Cachamay si è conclusa. Molti delegati hanno sentito – correttamente – che quello che è successo ha dimostrato la forza della base. Infatti i piani della burocrazia riformista sono stati clamorosamente sconfitti.

Volevano imporre una struttura completamente antidemocratica per poter così avere mano libera e occupare tutti gli organismi dirigenti della nuova organizzazione giovanile. Volevano ridurre il dibattito ai minimi termini. E’ per questa ragione che non hanno reso pubbliche le loro proposte prima del congresso e avevano annullato la discussione plenaria. Ma alla fine non hanno avuto altra scelta che accettare gli emendamenti della base. E’chiaro però che sono riusciti ad impedire che nel congresso ci fosse un aperto dibattito plenario sulle prospettive e la situazione politica nel suo complesso. Questo esprime la profonda debolezza della burocrazia, poichè non può permettere alcuna discussione che sia effettivamente libera.

L’intervento dei marxisti

Durante il corso di questi avvenimenti, la CMR (Corrente Marxista Rivoluzionaria, sezione venezuelana della Tendenza Marxista Internazionale, TMI) ha sviluppato un intervento eccezionale nel congresso e si è brillantemente messa in connessione con l’umore della maggioranza dei delegati. Eravamo l’unica tendenza chiaramente definita politicamente che è intervenuta vendendo il giornale, distribuendo volantini e vendendo libri e materiale marxisti. Nonostante ci fossero altri gruppi di sinistra, nessuno di loro aveva un chiaro profilo e molti erano ospiti internazionali che non hanno fatto alcun reale intervento politico nel congresso.  

Tra i compagni che sono intervenuti avevamo delegati e invitati da tutto il Venezuela, da Mérida, Bolívar, Miranda, Monagas e Lara. Abbiamo avuto anche ospiti internazionali dalla Svezia, dalla Danimarca, dal Messico e dalla Spagna con la presenza della compagna Beatriz Garcia Rubío come rappresentante ufficiale del Sindicato de Estudiantes (il Sindacato degli Studenti spagnolo).

Nelle due principali assemblee nel palazzetto dello sport dello stadio di Cachamay (giovedì e sabato) abbiamo allestito uno striscione della CMR con lo slogan: “Giovani marxisti – studenti e lavoratori uniti – per il socialismo – contro l’imperialismo e per la formazione della gioventù del PSUV”.

In tutte le fasi del congresso c’erano compagni che vendevano la nuova edizione de El Militante di cui sono state vendute 140 copie. Avevamo anche dei banchetti con libri marxisti da cui abbiamo raccolto 1500 bolivar (quasi 450 euro – una cifra enorme considerando anche che la maggior parte dei delegati erano studenti senza reddito). L’opuscolo maggiormente venduto è stato un nuovo documento (vedi: Propuesta de programa para el Congreso Fundacional de la J-PSUV, in spagnolo) che avevamo preparato appositamente per il congresso della J-PSUV con una proposta marxista per il programma della gioventù rivoluzionaria. Ne sono state vendute ben 105 copie.

Come dimostrano questi dati, tra i delegati c’era una vera e propria sete di idee. Nel momento in cui la burocrazia ha negato loro la possibilità di discussioni politiche approfondite in plenario, ci hanno visto come una fonte di ispirazione e idee. Molti delegati sono venuti da noi e hanno avuto lunghe discussioni con i nostri compagni sulla situazione politica in Venezuela e nel mondo. Quasi 80 tra loro ci hanno lasciato il recapito per proseguire la discussione – molti di questi sono dirigenti di collettivi e gruppi nelle rispettive zone.

Un’altro interessante aspetto degno di nota era quanto fosse conosciuta la CMR/TMI tra l’avanguardia del movimento e il rispetto che la nostra tendenza ha conquistato. La maggior parte degli attivisti con cui abbiamo parlato conoscevano già la CMR e avevano sentito parlare del tour di assemblee con Alan Woods a luglio. Un delegato con cui abbiamo parlato al banchetto ha detto che la J-PSUV dovrebbe chiedere l’affiliazione alla Tendenza Marxista Internazionale!

La battaglia è appena cominciata

Il congresso della J-PSUV è finito il sabato sera con un’enorme iniziativa con Chavez in una sala fuori Puerto Ordaz. Chavez ha fatto un lungo discorso facendo appello ai giovani affinchè difendano la rivoluzione, imparino ad usare le armi e entrino nella riserva militare. Ha parlato anche della Bolivia, in particolare della situazione a Santa Cruz. Ha messo l’accento sul fatto che la violenza fascista che sta dominando alcune parti del paese è stata capace di estendersi perchè nessuna iniziativa decisa contro il fascismo è stata intrapresa in tempo. Ha detto che lui e il governo bolivariano non permetteranno che il fascismo prenda piede in Venezuela e ha fatto appello ai giovani a non essere passivi e a “ricacciare i fascisti fuori dalle loro sfere di influenza”. Il discorso di Chavez è stato accolto con grande entusiasmo dai giovani delegati che continuavano ad intonare lo slogan “Si se prende un peo, dejános fusiles!” (“se sorge un problema – dateci i fucili!”) in riferimento al progetto di golpe recentemente scoperto.

Cosa rivela il congresso della J-PSUV? Prima di tutto è una chiara risposta ai pessimisti e ai riformisti che parlano del “basso livello” delle masse. Qui c’erano più di mille giovani che stanno cercando di creare un’organizzazione giovanile socialista opponendosi ad ogni tentativo di trasformarla in un apparato burocratico. Nonostante i gruppi di discussione sono stati per i militanti di base l’unica occasione di esprimersi, questi hanno preso questa opportunità a piene mani e hanno criticato pesantemente la burocrazia rivolgendo un chiaro appello per la democrazia interna. È stata questa pressione dal basso che ha costretto i dirigenti a cambiare lo statuto da capo a piedi.

In secondo luogo, il congresso dimostra che i riformisti sono molto ben organizzati ai vertici del PSUV e della J-PSUV. Non hanno permesso un dibattito libero non per circostanze o problemi organizzativi, ma perchè temono l’iniziativa rivoluzionaria delle masse. In realtà questa gente non crede al socialismo rivoluzionario o nella capacità delle masse di trasformare la società. Nel PSUV si comportano come una quinta colonna interessata solo al carrierismo e alle poltrone.

Comunque questo settore rappresenta in realtà una piccola minoranza. Il problema principale è che sono ben organizzati mentre la massa dei militanti autenticamente rivoluzionari nel PSUV e nella J-PSUV è disorganizzata. Ciò spiega come mai sono riusciti a mantenere un certo livello di controllo della base.

La conclusione che possiamo trarre dal congresso della J-PSUV non è affatto pessimista. Il congresso ha posto le basi per un’organizzazione giovanile socialista nazionale. E’ inoltre servito ad evidenziare le principali contraddizioni e le prospettive che i marxisti hanno indicato negli ultimi tempi. E’servito a portare molti giovani autenticamente rivoluzionari in contatto con le idee del  marxismo e a discutere insieme come sconfiggere la burocrazia. Ciò sarà cruciale nella lotta che ci si trova di fronte. Nei prossimi mesi la J-PSUV sarà impegnata nella campagna per l’elezione dei sindaci e dei governatori del 23 novembre. Ma la palese contraddizione tra riformismo e rivoluzione rimane irrisolta. Prima o poi si esprimerà nelle nuove lotte tra la destra e la sinistra. 

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Source: FalceMartello