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Come in tutto il Terzo Mondo, le donne, e soprattutto le lavoratrici povere in Pakistan, soffrono. A volte credo che loro hanno bisogno una rivoluzione socialista più di chiunque altro. È l’unica strada per la libertà!“ (Anam Patafi)

Con 61 voti a favore e 20 contro, è stato approvato da un Senato federale marcio l’impeachment di Dilma, e di conseguenza, il suo allontanamento definitivo dall’incarico. É il capitolo finale di questo processo iniziato a dicembre 2015, dall’ex-presidente della Camera dei Deputati, Eduardo Cunha.

Ieri, 23 giugno 2016 il popolo britannico ha preso una decisione importantissima. Dopo essere stati per 40 anni parte dell’Unione europea, hanno votato per uscirne. Questa decisione ha conseguenze enormi per il futuro della Gran Bretagna, dell’Europa e del mondo.

Il 16 giugno, all’ora di pranzo, Jo Cox, una giovane parlamentare laburista, si trovava fuori da una libreria, come faceva ogni settimana per incontrare i residenti del suo collegio elettorale. Era un giorno come un altro nella piccola città di Birstall, vicino a Leeds nello Yorkshire. Nulla avrebbe fatto pensare che qualcosa di orrendo stesse per accadere.

Il Belgio, il paese in cui il compromesso e la moderazione sembravano per lungo tempo entrate a far parte del patrimonio genetico della società, sta vivendo un livello di scontro sociale raramente visto prima.

La lotta contro la riforma sul lavoro è entrata in una nuova fase, una fase decisiva. Lo sviluppo degli scioperi e dei blocchi a oltranza in molti settori chiave dell’economia ha cambiato la dinamica del movimento. Tutto si sta accelerando. Dopo una serie di “giornate d’azione”, in questi due mesi, cui il governo ha risposto con la violenza poliziesca e con la 49-3 [N.d.T. articolo della Costituzione Francese che permette al governo di fare approvare una legge col voto di fiducia all’esecutivo], l’obiettivo immediato del movimento è ormai quello di paralizzare l’economia. Questa è la sua sola

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Ieri il parlamento greco ha votato un nuovo pacchetto di misure di austerità. Le misure prevedono l’aumento delle tasse per 2,8 miliardi di euro, il più grande programma di privatizzazioni della storia del paese e un meccanismo automatico anti-sforamento del debito per il futuro.

Negli ultimi giorni e settimane negli editoriali e sulle prime pagine dei quotidiani spagnoli e statunitensi si è intensificato l’assalto contro la rivoluzione bolivariana. I problemi di scarsità delle merci in corso hanno portato a casi di saccheggio. L’opposizione di destra vuole arrivare a un referendum per la revoca del presidente, ma sta anche minacciando azioni violente facendo appello alle potenze straniere e chiedendo, in alcuni casi, l’intervento militare.

Di fronte all’eventualità di essere messo in minoranza dai ribelli del proprio gruppo parlamentare, il Primo ministro francese Valls ha usato i poteri d’emergenza previsti dall’articolo 49.3 della costituzione per far passare l’odiata legge El Khomri.

I risultati delle elezioni in tutta l’Inghilterra e il Galles sono stati uno shock – uno shock per la destra laburista, che aveva profetizzato un Armageddon elettorale per il partito laburista sotto la guida di Corbyn.

Che “il sistema sia truccato” è la sensazione di milioni di americani, mentre ci avviamo verso i momenti finali del processo di selezione dei candidati per le presidenziali. Sia Bernie Sanders che Donald Trump, che erano considerati degli outsiders dell’antipolitica, si sono inseriti in questo profondo malcontento.

Un nuovo movimento di protesta è iniziato, in maniera esplosiva, presso il Politecnico Nazionale (IPN) di Città del Messico. Il 14 aprile si sono svolte tre manifestazioni per un totale di circa quindicimila studenti e lavoratori in piazza.

Quest’anno ricorre il centenario dell’insurrezione di Pasqua del 1916. Un episodio poco conosciuto in Italia: la storia la scrivono i vincitori, e le ribellioni degli oppressi sono i primi avvenimenti ad essere occultati o se proprio necessario, vilipesi e calunniati.

Avvenimenti drammatici si sono svolti in Brasile la scorsa notte, quando il Congresso [Parlamento] ha votato per l’impeachment del presidente Dilma Rousseff. Tutto il paese stava seguendo il processo, suddiviso in due campi, da un lato quello reazionario borghese e piccolo borghese a favore dell’impeachment e dall’altro i giovani e i lavoratori contrari.

Secondo i sindacati un milione e duecentomila persone sono scese in piazza ieri, 31 marzo in circa 250 città del paese. 120mila a Marsiglia, 100mila a Tolosa, decine di migliaia nella capitale, solo per citare i cortei più partecipati.

Lo spettro di un nuovo Maggio ’68 inizia ad aleggiare minaccioso sulla classe dominante francese.

Stamattina abbiamo visto ancora una volta una strage spietata di persone innocenti. I marxisti condannano queste azioni di terrorismo allo stesso modo in cui condannano le stragi di migliaia di persone in Siria e negli altri paesi devastati dalla guerra. La questione è: come possiamo porre fine a questa barbarie?

Tutto è pronto per l’intervento militare italiano in Libia. Il 25 febbraio scorso si è riunito al Quirinale il Consiglio supremo di Difesa che ha deciso di avviare la predisposizione del contingente italiano. Ashton Carter, capo del Pentagono, ha già fornito la benedizione a una coalizione guidata da Roma.