Per un 8 marzo di lotta – Non è che l’inizio!

La giornata internazionale della donna, l’8 marzo, è tornata ad essere negli ultimi anni una giornata di lotta e di mobilitazione non solo a livello internazionale, ma anche nel nostro paese. Questo ritorno alla lotta e nelle piazze è dovuto ai continui attacchi che i diritti delle donne ormai subiscono da anni da tutti i governi alternatisi in Italia. La crisi economica ha peggiorato le condizioni economiche e sociali, soprattutto delle donne lavoratrici e i tagli allo stato sociale hanno fatto compiere dei passi indietro all’emancipazione che le donne hanno conquistato con la lotta nei decenni scorsi.

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Tra il 2011 e il 2016 c’è stato un aumento del 55% di coloro che hanno abbandonato il lavoro con l’arrivo della prima gravidanza, a cui ha contribuito la chiusura di molti asili nido pubblici. Secondo l’Istat, in Italia ci sono 22,5 posti in asilo ogni 100 bambini tra gli 0 e i 3 anni, ben al di sotto dei 33 suggeriti dal Consiglio europeo. Il nostro paese è il penultimo, davanti solo alla Grecia, per quel che riguarda l’occupazione femminile, che si attesta intorno al 48%, molto al di sotto del 60% che contraddistingue molti paesi europei. Questi dati sono ancora più allarmanti al sud con punte oltre il 60% in regioni come la Calabria e la Sicilia. I salari delle donne continuano ad essere più bassi di quelli degli uomini (a parità di mansione e livello) di almeno 13 punti percentuali.

Negli ultimi anni i luoghi di prevenzione, sostegno e aiuto per le donne, i consultori, sono diventati una chimera: hanno perso il ruolo per cui sono nati e la presenza, sempre maggiore, di medici obiettori, mette a rischio uno dei princìpi per cui erano stati creati. Al nord il numero di medici obiettori si attesta intorno al 60%, al sud attorno all’80%. Ciò vuol dire un ulteriore attacco alla legge 194, legge che regolamenta l’interruzione di gravidanza.

La legge 194 prescrive un consultorio ogni 20mila abitanti, la media attuale è di 0,6.

Contro il disegno di legge Pillon!

Gli ultimi governi, da Renzi al governo Lega-5Stelle, non hanno perso occasione per provare a ricollocare la donna al luogo dove è stata relegata per secoli: le mura domestiche. Il disegno di legge del senatore leghista Pillon ne è un esempio. Questo ddl è progettato per contrastare il diritto del divorzio e far in modo che venga rispettato il “sacro vincolo del matrimonio” nonchè del “finchè morte non ci separi”. Con la proposta di abolire l’assegno di mantenimento del coniuge e quella di affido condiviso con tempi paritari tra i genitori, si vuole solo umiliare la donna e rendere sempre più difficile la sua emancipazione. Altro esempio è l’emendamento inserito nella manovra di bilancio sul congedo di maternità che prevede che le donne possano restare al lavoro fino al nono mese di gravidanza ed utilizzare i 5 mesi di congedo dopo il parto. Addio alla libertà di scelta di ogni donna di decidere come conciliare la vita privata e quella lavorativa.

Questi attacchi così duri e incessanti vanno respinti e combattuti, ma in che modo? L’8 marzo è stato indetto uno sciopero globale femminista da Non una di meno. Noi crediamo che lo strumento dello sciopero rimanga uno strumento fondamentale per conquistare e difendere dei diritti, ma vada costruito sia nei luoghi di lavoro con assemblee di tutti i lavoratori, sia fuori da essi con volantinaggi, sit-in, picchetti per coinvolgere tutti. Lo sciopero non può essere solo delle donne, ma di tutti quelli che ogni giorno sono discriminati e sono vittime dal sistema economico in cui viviamo. La Cgil non aderendo allo sciopero ha perso un’altra occasione per entrare in contatto con tantissime lavoratrici che vorranno scioperare l’8 marzo. Il sindacato non avrebbe dovuto convocare per l’8 marzo un’assemblea nazionale, ma avrebbe dovuto chiamare allo sciopero, costruirlo nei luoghi di lavoro e partecipare in maniera unitaria ai cortei che ci saranno l’8 marzo nelle diverse città.

Noi saremo nelle piazze di tutta Italia per lottare insieme a tutte le donne, ai lavoratori, ai giovani presenti. Partiamo da quella giornata per costruire una mobilitazione più generale contro tutti gli attacchi del governo e di tutte le forze oscurantiste del nostro paese.

La lotta per i diritti delle donne, la lotta per l’uguaglianza, è una lotta per la liberazione di tutta l’umanità!