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L’oceano si sta sollevando, e lo siamo facendo anche noi.” era quello che si leggeva su un cartellone al recente corteo #YouthStrike4Climate a Londra. I giovani di tutto il mondo stanno scendendo in piazza per affrontare il problema scottante della nostra epoca: la catastrofe climatica imminente. A partire dallo scorso agosto in Svezia, con le proteste a cadenza settimanale di una studentessa, Greta Thunberg, gli scioperi degli studenti si sono rapidamente diffusi a livello internazionale. In ogni paese la situazione è la stessa: una nuova generazione radicalizzata sta entrando nell’attività politica, chiedendo azioni decise e un cambiamento di sistema per evitare la

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L’11 febbraio 2019, la polizia di stato pakistana nota per i suoi arresti illegali, gli atti di brutalità e l’omicidio di persone innocenti ha fatto irruzione nella sede della Progressive youth alliance e arrestato attivisti e studenti. Sono stati accusati di numerosi reati tra cui la sedizione. Altri sono riusciti a ottenere la libertà su cauzione, ma Rawal Asad è ancora detenuto in carcere e c’è il pericolo che la Polizia statale lo torturi e lo detenga per sempre in carcere.

La Tendenza Marxista Internazionale respinge il tentativo in atto dell’imperialismo statunitense di portare avanti un colpo di stato in Venezuela. Quello a cui stiamo assistendo è il tentativo spudorato di una coalizione di diversi paesi, guidata da Trump, di destituire il governo venezuelano del presidente Maduro. Questo è l’ultimo episodio di una campagna ventennale contro la Rivoluzione Bolivariana, una campagna che ha comportato colpi di stato militari, infiltrazioni paramilitari, sanzioni, pressioni diplomatiche, violenti scontri e tentativi di assassinio.

Sotto la maschera trasparente dell'agitazione per “l’alleanza di pace", il fronte popolare (1) in Gran Bretagna compie ora i suoi primi passi verso l'ingresso nell'arena politica. I liberali drizzano attentamente le orecchie, i vertici laburisti si oppongono strenuamente al progetto e il partito comunista, il promotore dell'agitazione, sta utilizzando tutte le risorse che possiede affinché il fronte popolare divenga realtà. Ora è urgente che i lavoratori britannici traggano conclusioni dagli eventi in Spagna, per esaminare l'esperienza del frontismo popolare così come appare nella pratica della guerra civile, al fine di affrontare i problemi di domani.

È un fatto notorio che il caso può giocare un ruolo notevole sia nella storia che nelle vite individuali. Nel corso della mia vita ho osservato molti fatti casuali e coincidenze straordinarie. Ma non ho mai vissuto una concatenazione di circostanze accidentali tanto unica e imprevedibile come quella che mi appresto a raccontare di seguito.

Dall’inizio della crisi del 2008 i partiti e i movimenti anti-immigrati sono in crescita in Europa e negli Stati Uniti, conquistando al loro programma anche una parte di classe lavoratrice. Ciò ha portato alcuni settori del movimento operaio ad adattarsi a queste idee: rivendicano maggiori controlli alla frontiera e giustificano le loro posizioni con tanto di citazioni di Marx. Come dimostreremo, questa politica miope non ha niente a che fare con Marx e le tradizioni della Prima, Seconda e Terza Internazionale.

Per il quinto sabato consecutivo, il 15 dicembre i manifestanti con i gilet gialli sono scesi in piazza in quello che veniva chiamato l’”Atto quinto” del movimento. Questo dopo gli annunci delle “concessioni” di Macron del 10 dicembre e dopo una settimana che ha visto la mobilitazione degli studenti e una giornata di azione nazionale indetta dal sindacato CGT. Dopo cinque settimane, a che stadio si trova il movimento e quali sono le sue prospettive?

All’indomani del discorso pronunciato da Macron in diretta televisiva, il suo contenuto è esaminato sotto la lente d’ingrandimento e dibattuto tra tutti coloro che si sono mobilitati in queste ultime settimane. Il verdetto è: “tanto fumo e poco arrosto”.

La situazione sociale e politica in Francia evolve ad altissima velocità. In meno di un mese, lo svilupparsi del movimento dei gilet gialli ha posto il paese sull’orlo di una crisi rivoluzionaria. Nei prossimi giorni questo limite può essere oltrepassato. Che cosa determinerà questo passo in avanti?

In Francia il movimento dei gilet gialli è a un punto di svolta. Di fronte all’aumento della radicalizzazione che ora minaccia la sopravvivenza stessa del suo governo, Macron ha mutato il suo tono di sfida e ha promesso di “sospendere” l’aumento della tassa sul carburante, la scintilla che ha provocato il movimento. Questa ritirata è arrivata dopo che nello scorso weekend gli scontri nelle strade tra migliaia di manifestanti e la polizia ha provocato 200 feriti solo a Parigi e almeno un morto.

In Francia, centinaia di migliaia di persone stanno partecipando da metà novembre al movimento dei gilet gialli per protestare contro l’aumento delle imposte sui carburanti e, più in generale, contro il costo della vita in costante aumento. Questo movimento è il risultato inevitabile di una crisi economica palpabile e dell’austerità brutale imposta dal governo attuale. Tra tagli ai servizi sociali, aumenti delle tasse e altre misure di austerità, i gilet gialli testimoniano lo strangolamento della popolazione francese a causa dei salari stagnanti e del continuo aumento dei costi della vita.

La mobilitazione dei “gilet gialli” segna una fase importante nello sviluppo della lotta di classe in Francia. Senza partito, senza sindacato, senza alcuna forma di organizzazione preesistente, centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a blocchi stradali e di distributori di benzina, spazzando via le minacce e le pseudo-concessioni del governo. Sono sostenuti dalla gran maggioranza della popolazione. La loro determinazione è all’altezza della loro rabbia e della loro sofferenza. Fremono di indignazione contro un governo che non ha cessato di aumentare la pressione fiscale sui lavoratori, sui pensionati e sulle classi medie, mentre i più ricchi beneficiano di ogni sorta di

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Alla fine, dopo mesi di difficili negoziati, i negoziatori britannici e quelli della UE sono arrivati ad una proposta di accordo. Tuttavia, a margine ci sono scritte le istruzioni: accendi la miccia e allontanati in fretta. Sta per scatenarsi l’inferno.

Oggi, 7 novembre 1917 (25 ottobre per il calendario giuliano), 101 anni fa, i lavoratori in Russia abbattevano il capitalismo e conquistavano il potere, guidati dal partito bolscevico. Consideriamo la Rivoluzione d’Ottobre il più grande avvenimento della storia dell’umanità e la celebriamo consigliando la lettura di questo articolo di Lenin, pubblicato per la prima volta nel 1921.

Bolsonaro ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali brasiliane con il 55 percento dei voti, sconfiggendo Haddad, il candidato del Partito dei lavoratori (PT), che ha ottenuto il 45 percento. Le speranze di una rimonta dell’ultimo minuto sono state vanificate. Questa è una battuta d’arresto per la classe lavoratrice e per i settori poveri del paese. Dobbiamo capire cosa significa, cosa ha portato a questa situazione e quale strategia dovrebbe seguire il movimento operaio di fronte a questo governo reazionario.

Una volta, Lenin scrisse un articolo intitolato “Materiale infiammabile nella politica mondiale”. Ma la quantità di materiale infiammabile presente nell’attuale situazione mondiale non ha nulla a che vedere con quella che il leader bolscevico aveva in mente. Ovunque si guardi c’è instabilità, turbolenze e convulsioni: il conflitto tra Russia e Ucraina; la sanguinosa guerra civile in Siria; il conflitto tra Iran, Israele e Arabia Saudita; la questione irrisolta della Palestina e la lunga, ed ugualmente irrisolta, guerra in Afghanistan.

Ieri, primo luglio, c’è stata una massiccia partecipazione alle elezioni, dove erano da assegnare 18229 posti tra il parlamento nazionale e le varie amministrazioni locali, ma senza dubbio le elezioni presidenziali rappresentavano il voto più importante e fondamentale . Con un corpo elettorale di oltre 89 milioni di votanti, la partecipazione, stando ai primi dati di affluenza, sarà una delle più alte della storia. Questo voto rappresenta un vero terremoto politico e sociale, l’oligarchia e l’imperialismo, che sono sempre stati abituati a comandare e a ricevere obbedienza hanno ora un governo con cui devono fare i conti, che ha detto che separerà il potere economico da quello politico e

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Il 14 giugno la Camera dei Deputati argentina ha approvato la legalizzazione dell’aborto. Dopo quasi 20 ore di votazione, ci sono stati 129 voti a favore, 125 contrari e un’astensione. Ma il voto a favore è il risultato di una vasta e massiccia lotta della gioventù contro la violenza di genere, con le mobilitazioni iniziate nel 2015 dopo il brutale omicidio di Lucía Pérez. Il movimento è diventato popolare come #niunamenos.

Dopo quasi tre mesi dalle elezioni del 4 marzo, finalmente il governo 5 stelle – Lega ha giurato davanti al Presidente della Repubblica, lo scorso 1 giugno. In questi tre mesi non sono mancati i colpi di scena e i cambiamenti improvvisi dello scenario politico. Sono il risultato del terremoto provocato dalle elezioni, che non avevano prodotto alcun vincitore e punito severamente i partiti che erano stati i pilastri dei governi degli ultimi vent’anni, Pd e Forza Italia.

Con la rinuncia del primo ministro Conte e con l’incarico a Cottarelli si è consumato un nuovo passaggio nella profonda crisi politica italiana e non solo.