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Ci sono state festeggiamenti per le strade di Dublino la sera dello scorso 25 maggio, quando l’establishment conservatore in Irlanda ha ricevuto un altro duro colpo. Il voto schiacciante per l’abrogazione dell’articolo 8 della Costituzione, che vietava l’aborto in Irlanda, segue il”Sì” del referendum sul matrimonio gay tre anni fa, un risultato inaspettato.

Lo spettacolo delle celebrazioni per l’inaugurazione della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme, lo scorso lunedì 14 maggio, è in netto contrasto con il massacro avvenuto a Gaza, dove nella stessa giornata 59 manifestanti palestinesi sono stati uccisi e oltre 2.700 feriti dai cecchini israeliani.

Tutti i nostri compagni sono stati liberati! Bilawal Baloch, Raja Umar and Mohammed Gulbaz sono al sicuro con i compagni della sezione pakistana della Tmi. Il merito è tutto della meravigliosa campagna di solidarietà che condotta in Pakistan e a livello internazionale!

Dopo la liberazione, avvenuta ieri, di tre dei nove compagni sequestrati, altri TRE militanti della TMI, Aftab Ashraf, Karim Parhar e Zain ul Abidin sono stati rilasciati oggi!

Ieri a Karachi altri due sostenitori del gruppo Lal Salaam sono stati rapiti dai Rangers, un corpo di polizia dello Stato pakistano. Stavano protestando pacificamente, insieme ad altri attivisti e gruppi di sinistra di fronte al Karachi Press Club, contro i precedenti sequestri quando i militari hanno caricato il presidio e quattro manifestanti sono stati portati via. In seguito due di loro sono stati rilasciati. I due che non sono stati rilasciati sono Yasir Irshad e Shay Razai, che sonotuttora detenuti dai Rangers. Sul sequestro di ieri, leggi questa...

Mentre stavamo traducendo questo appello, è giunta la notizia che anche un settimo compagno, Bilawal Baloch, vice segretario generale della Progressive Youth Alliance a Quetta (Belucistan) è scomparso da ieri e con ogni probabilità è stato rapito dalla polizia a Karachi.

Stamattina, gli Stati Uniti e i loro “alleati”, la Gran Bretagna e la Francia, hanno bombardato molteplici obiettivi governativi in Siria, in un’operazione che aveva come obiettivo siti legati ai presunti programmi di guerra chimica. Le esplosioni, ha dichiarato il Pentagono, hanno colpito la capitale, Damasco, e due postazioni vicine alla città di Homos,. “La Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti d’America hanno legittimamente schierato le proprie forze contro la barbarie e la brutalità”, ha dichiarato Trump in un discorso alla nazione dalla Casa Bianca, intorno alle 21:00 ora locale.

Domenica 15 aprile, centinaia di migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza a Barcellona contro la repressione dello stato spagnolo. La rivendicazione principale era la libertà per i prigionieri politici catalani – i manifestanti hanno marciato sulla base dello slogan “Us Volem a Casa” (“Vi vogliamo a casa”). Questo è accaduto alla fine di una settimana in cui lo stato ha tentato (e ha fallito) di accusare di terrorismo militanti del Comitato per la Difesa della Repubblica (CDR). La massiccia dimostrazione ha rivelato la capacità di ripresa del movimento, nonostante una direzione incapace di indicare quale strada seguire.

In queste ore dove le potenze occidentali sferrano un nuovo attacco alla Siria (sul quale ribadiamo la nostra opposizione) riproponiamo ai nostri lettori l’analisi prodotta da Alan Woods, dirigente della Tendenza marxista internazionale, in cui si denuncia l’ipocrisia dell’imperialismo e si delineano le prospettive future per lo scenario mediorientale.

La magistratura continua con i suoi abusi di potere. Il Tribunale federale ha respinto la richiesta di habeas corpus di Lula e il giorno seguente, prima che nuovi ricorsi potessero essere inoltrati al Tribunale federale regionale della Qurta regione, il giudice Sérgio Moro ha ordinato l’arresto di Lula.

La proclamazione della Repubblica da parte del Parlamento catalano il 27 ottobre è stata di breve durata. Lo stato spagnolo era pronto a schiacciarla in maniera decisa mentre il governo catalano non aveva alcun piano né una strategia per difenderla. Tuttavia, questa, non è la fine del movimento.

Lo sciopero generale in Catalogna contro la repressione, l’introduzione dell’articolo 155 e per il rilascio dei prigionieri politici è riuscito a paralizzare il paese. Nonostante tutte le difficoltà, lo sciopero ha avuto un grande seguito nel settore educativo, nel settore pubblico e nei media, ma è stato quasi insignificante nell’industria e nei trasporti. Tuttavia, la giornata è stata caratterizzata da blocchi stradali e dei trasporti organizzati dai Comitati per la Difesa della Repubblica (CDR) e da manifestazioni di massa in tutte le città.

Gli storici borghesi hanno generalmente descritto l’Ottobre come un colpo di Stato, abile complotto di una minoranza decisa che sfrutta il caos generato dalla guerra per imporre la propria dittatura. Che i bolscevichi cospirassero alle spalle delle masse è tuttavia una tesi ridicola. La loro politica fu dibattuta in scritti e discorsi innumerevoli lungo gli otto mesi che separarono la rivoluzione di febbraio da quella di ottobre.

Pubblichiamo la traduzione del volantino che i compagni di Revolució, il giornale catalano della Tendenza marxista internazionale, stanno distribuendo in queste ore nelle proteste di massa contro l’arresto di otto ministri del governo catalano. La magistratura spagnola ha chiesto l’estradizione anche per Puidgemont e altri quattro ministri attualmente in Belgio. Anche l’ufficio di presidenza del Parlamento catalano è sotto inchiesta per aver permesso la discussione sulla dichiarazione d’indipendenza.

Sabato 21 ottobre a Barcellona 450mila persone sono scese in corteo (secondo la polizia locale) mentre altre decine di migliaia l’hanno fatto in diverse altre città, grandi e piccole in tutta la Catalogna, per chiedere la libertà per i due Jordi (detenuti senza cauzione e accusati di sedizione) e respingere il colpo di stato avvenuto tramite l’applicazione dell’articolo 155 annunciata dal presidente spagnolo Rajoy il mattino del 21 ottobre.

Erano appena passate le 9.20 di sera quando si è diffusa la notizia che i dirigenti dell’Assemblea nazionale catalana (ANC), Jordi Sánchez, e Jordi Cuixart dell’Òmnium Cultural (un istituto per la promozione della cultura catalana), erano stati condotti in carcere senza cauzione su ordine della Corte di Giustizia Nazionale. La rabbia è esplosa. La gente ha condiviso la notizia sui gruppi di WhatsApp. I messaggi video pre-registrati dai due Jordi sono stati pubblicati e sono diventati virali. La gente ha cominciato a uscire per le strade e ai balconi e alle finestre e hanno bruciato pentole e tegami in tutta la Catalogna. A loro si sono uniti i vigili del fuoco che hanno avviato le

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Sembrava che tutto fosse stato preparato in anticipo. Il presidente catalano, Carles Puigdemont, stava per recarsi al Parlamento catalano e annunciare la costituzione di una repubblica indipendente, come avrebbe dovuto fare visti i risultati del referendum del 1 ° ottobre.

Ieri il Tribunale costituzionale ha sospeso la seduta del Parlamento catalano (in programma per lunedì prossimo) che all’ordine del giorno aveva  il risultato della referendum e la decisione sulla dichiarazione o meno dell’indipendenza. Ciò rappresenta un attacco importante alla democrazia catalana, in quanto chiude nei fatti il parlamento democraticamente eletto. Questa mossa può solo far arrabbiare le masse e spingere il presidente catalano Puigdemont a spingersi oltre a quanto avrebbe potuto voluto fare.