Alan Woods ai lavoratori greci: solo il movimento delle masse può salvare la Grecia

Oggi, 13 giugno, si è svolto uno sciopero generale in Grecia, la cui partecipazione è stata massiccia. I sindacati lo hanno convocato in solidarietà con i lavoratori dell’ERT, l’azienda radio televisiva statale chiusa d’imperio dal governo Samaras martedì scorso.

Con questo provvedimento quasi 2700 lavoratori sono stati licenziati e televisione e radio lasciate al dominio incontrastato dei grandi network privati. Per un approfondimento della vicenda, leggi, in inglese, questo articolo.
La reazione delle classe lavoratrice greca è stata massiccia e sicuramente inaspettata, perlomeno da Samaras. La giornata di oggi conferma le parole di Alan Woods in questa intervista a un quotidiano ellenico, rilasciata il 10 giugno: “Solo il movimento delle masse può salvare la Grecia"

l 10 giugno, uno dei principali quotidiani greci, Eleutheropia (“stampa libera”), di orientamento progressista ha pubblicato una intervista a tutta pagina al direttore politico di Marxist.com, Alan Woods. Pubblichiamo qui una traduzione dell’intervista.

Il marxista britannico parla dell’insurrezione anti-governativa e anti-islamica in Turchia, dei movimenti vittoriosi a Skouries e Keratea e afferma che i soldi nascosti nelle banche svizzere dai ricchi rappresentano la loro nuova forma di “patriottismo”.

Intervista a cura di Ioanna Kleftogiannis

Il più noto e forse il più coerente marxista britannico, Alan Woods, direttore dell’interessante sito web  www.marxist.com e rappresentante della Tendenza Marxista Internazionale (Tmi), che è presente in oltre 40 paesi nei cinque continenti (rappresentato in Grecia dalla tendenza comunista in Syriza), ha parlato al nostro giornale dell’esplosione sociale in Turchia, che segue le orme di Keratea, del mito della Svezia e, naturalmente, di marxismo.

“Gli argomenti centrali del Manifesto comunista e del Capitale di Marx sono pienamente applicabili alla presente congiuntura globale. Un’economia socialista democraticamente pianificata, basata sulla nazionalizzazione delle banche e delle grandi società sotto il controllo democratico dei lavoratori, è l’unica alternativa per l’umanità oggi” dice.

D: Le proteste in Turchia sono nate dalla discussione su un parco e sono giunte a un’esplosione antigovernativa a livello nazionale. Che interpretazione si può dare di questa reazione inaspettata?

R: Gli analisti capitalisti si grattano la testa attoniti. La Turchia godeva sia di un impetuoso tasso di crescita economica sia di stabilità sociale ed era quindi considerata un modello. Ma questa esplosione inaspettata ha tradito l’esistenza di un malcontento che ribolle sotto la superficie. La politica del partito di governo è repressiva e antidemocratica. Erdogan è molto arrogante e ha delle manie di grandezza. Ha portato la Turchia sull’orlo della guerra con la Siria, e ha aumentato allo stesso tempo la disuguaglianza. Ma nonostante le sue affermazioni che il movimento insurrezionale sia costituito da “estremisti”, quest’ultimo mostra una composizione molto ampia e varia. Nelle file dei manifestanti ci sono lavoratori e studenti, pensionati e curdi, e persino i fan di squadre di calcio rivali - Fenerbahce, Besiktas, Galatasaray. Le bandiere rosse delle organizzazioni socialiste e comuniste sventolano accanto al ritratto di Mustafa Kemal, le bandiere dei curdi insieme alle bandiere dei nazionalisti turchi. Cose del genere sarebbero state impensabili in passato.

D: Quale sarà il risultato a lungo termine di questa rivolta?

R: Aiuterà a minare la popolarità degli islamisti in altri paesi e, al tempo stesso a rafforzare la rivoluzione contro i governi islamisti in Tunisia e in Egitto. Ultimo ma non meno importante, gli eventi in Turchia possono contribuire a porre fine alla secolare discordia tra la Grecia e la Turchia. I lavoratori dei due paesi hanno gli stessi problemi e si battono contro lo stesso nemico. È giunto il momento di unirli nella lotta di classe internazionale comune contro la dittatura del capitale.

D: Fino a poco tempo veniva promossa l’idea che lo stato sociale svedese fosse il modello da seguire ...

R: Il modello svedese è un mito. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), la Svezia è il paese in cui la disuguaglianza è cresciuta maggiormente negli ultimi tre decenni. La disoccupazione giovanile ha raggiunto il 25%. A Chasmpi, uno dei centri della recente rivolta, la disoccupazione ha toccato il 38%. E questo non è un fenomeno isolato. I giovani si ribellarono a Parigi nel 2005, ad Atene nel 2008 e a Londra nel 2011. Queste rivolte sono un sintomo della situazione di stallo del sistema capitalistico, ma anche un antipasto delle prossime mobilitazioni rivoluzionarie.

D: Quale ritiene sia il significato profondo della crisi greca?

R: La crisi greca è parte della crisi generale del capitalismo europeo e mondiale. Lenin spiegò che il capitalismo tende a rompersi nel suo anello più debole. Fino a poco tempo fa, era la Grecia ...

D: Poteva la Grecia evitare i ricatti del FMI e del governo tedesco?

R: Avendo aderito all’UE la Grecia era destinata a essere soggetta alle pressioni di Bruxelles e di Berlino. In realtà, la sovranità nazionale non esiste. Banchieri e capitalisti stranieri decidono tutto, specialmente in Germania. La classe dominante greca lo sapeva quando ha accettato di entrare nell’Unione e nell’area dell’euro. Fino a quando c’era il boom, hanno ottenuto enormi profitti ma la crisi iniziata nel 2008 ha dimostrato l’estrema debolezza del capitalismo greco. Ora i banchieri, i capitalisti (e non pochi uomini politici) greci mandano i loro soldi nelle banche svizzere. Questo è il vero significato del loro “patriottismo”!

D: la Grecia resterà nell’euro?

R: la Grecia potrebbe essere costretta a uscire dall’euro. Ma ciò non risolverà nulla. La dracma colerebbe a picco come un sasso, portandosi dietro l’economia in una spirale simile a quella che si è verificata in Germania nel 1923. D’altra parte, se la Grecia resterà nell’euro, dovrà sopportare la disoccupazione, la povertà e la miseria, forse per decenni.

Skouries e Keratea*

D: Pensa che la gente di Skouries dovrebbe seguire l’esempio di Keratea per ottenere la vittoria?

R: So che tante persone stanno combattendo valorosamente per difendere i propri diritti contro i banditi stranieri e il governo greco, che è la rappresentanza locale dei banchieri e dei monopoli stranieri. Approfittando della crisi economica, questi squali vogliono saccheggiare la Grecia di tutte le sue risorse. Il governo sta ricorrendo a una brutale repressione poliziesca contro il proprio popolo. Questi politici sono molto coraggiosi quando attaccano i manifestanti disarmati. Ma quando si tratta della Troika e dei grandi monopoli stranieri strisciano come codardi. L’esempio di Keratea dimostra che le azioni di massa e le risposte alle provocazioni possono avere successo. La conclusione è chiara. Solo un movimento di massa può salvare la Grecia, ma per avere successo, è necessario un vero programma rivoluzionario e una direzione altrettanto rivoluzionaria.

D: La Gran Bretagna resterà nell’Unione europea?

R: Dentro o fuori l’Unione europea, il Regno Unito non ha futuro su basi capitaliste. E questo è ancora più vero nel caso della Grecia.

D: Ha aperto anche lei una bottiglia di champagne quando hanno annunciato la morte della Thatcher?

R: Purtroppo, non posso permettermi dello champagne! Ma la morte della Thatcher ha fatto emergere l’esistenza di profonde divisioni di classe nella società britannica.

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[* Nota: Nel dicembre 2010, scoppiarono dei tumulti a Keratea (un sobborgo fuori Atene), perché l’allora governo del PASOK aveva approvato i piani di un grande imprenditore per costruire una discarica nella zona. I cittadini si sono opposti e insieme a loro il sindaco ha deciso di organizzare picchetti di massa e tutta la zona è diventata per mesi un campo di battaglia. È stato un esempio di rabbia generalizzata nella società contro le politiche del governo. Il governo ha deciso di sospendere il progetto e la polizia ha lasciato la zona dopo quasi 130 giorni di scontri.

A Skouries, nella penisola Calcidica, nella Grecia settentrionale, vi è stata una situazione simile per mesi. Un famoso capitalista greco, insieme con una società canadese, aveva previsto la costruzione di una miniera d’oro nonostante la popolazione locale fosse fortemente contraria. L’intero investimento era assai dubbio. Anche la Commissione Europea ha criticato la società, perché ha pagato poco o nulla allo stato greco. Hanno investito 11 milioni per un profitto di 20 miliardi! Ma il governo del PASOK ha presentato ricorso al Tribunale per l’annullamento di tale decisione!

Per aprire la miniera bisogna distruggere una grande foresta, e tutti gli esperti dicono che gli elementi chimici prodotti dal processo di estrazione saranno estremamente pericolosi per la vita delle persone in gran parte della Grecia settentrionale (tra cui Salonicco, la seconda città del paese).

La popolazione protesta da mesi e il governo sta usando la repressione. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni nelle scuole, hanno picchiato persone in ogni manifestazione e hanno anche effettuato arresti nelle abitazioni private, di notte. Pochi giorni fa, c’è stato un concerto contro il progetto a cui hanno partecipato 10.000 cittadini l luogo e attivisti provenienti da altre parti del paese.]